Clienti o fornitori? Il confine è sempre più labile. Molte aziende utilizzano servizi cloud ma offrono anche quelli che vengono realizzati internamente. Servizi di cloud pubblico, di cloud privato, soluzioni ibride. E il mercato del cloud pubblico sta crescendo sempre di più: decine di fornitori danno accesso a servizi di cloud pubblico a prezzi sempre più aggressivi. Le offerte si sovrappongono, i pacchetti hanno spesso poche differenze, e contengono gli uni i servizi di altri perché soluzioni di software as a service di piccoli fornitori innovativi possono a loro volta essere basate su infrastructure as a service di altri fornitori cloud.
Una ricerca portata avanti dalla Enterprise Management Associates (EMA) negli Stati Uniti sottolinea la confusione che in questo momento sta attraversando il mercato. La velocità della nascita di nuovi servizi e nuovi attori sta rendendo le cose complicate per i consumatori aziendali che vogliano essere informati e capaci di agire non solo tempestivamente ma anche in maniera oculata e asssennata. Molti dei 415 manager intervistati ammettono di non riuscire a capire fino in fondo le metriche per dare un prezzo ai servizi e di funzionamento. In media, però, le loro aziende sono sottoscrittrici di almeno tre servizi di cloud, sostengono gli analisti EMA come Dennis Drogseth. La ragione per cui le aziende si rivolgono a numerosi fornitori diversi non è tanto un discorso di competitività del prezzo ma quanto il considerare molte soluzioni di cloud ancora un esperimento: «Le aziende cercano di ottimizzare le proprie risorse – dice Drogseth – e quindi stanno ancora esplorando e provando soluzioni nuove per fare sviluppo, storage di dati o business continuity».
Il mercato è molto fluido, sostiene la ricerca EMA e circa il 25% delle aziende pensa di cambiare fornitore di cloud, mentre il 20% ha intenzione di farlo per motivi di sicurezza, costi, compliance o gestione della complessità. Un mercato complesso e che manifesta un rapido ricambio degli attori. Tra i problemi, la curva di apprendimento per le funzionalità delle soluzioni dei servizi di cui si è diventati sottoscrittori: sulla carta il cloud dovrebbe semplificare e ridurre la complessità, spesso non è così.
Secondo la ricerca EMA i quattro punti chiave sulle negatività sottolineate dai manager: 1) è richiesta più trasparenza nel prezzo, anche perché convincere internamente della bontà di un nuovo servizio che non si riesce a definire nei costi è un problema; 2) facilità di gestione, problema che sta assillando in maniera costante sempre più utenti di servizi cloud; 3) supporto, che solo pochi fornitori sono in grado di effettuare in maniera efficiente ed efficace; 4) limiti dei servizi, che spesso non vengono ben compresi o ben comunicati.
La ricerca EMA è scaricabile partendo da qua.