Sovranità tecnologica, digitale e indipendenza. Oggi se ne parla molto, così come molto si parla di ecosistemi di dati e attività di networking, due leve dal potenziale enorme per creare la prossima generazione di servizi basati sul cloud, che quindi diventa un vero acceleratore dello scambio e della valorizzazione dei dati a partire da politiche comuni, relazioni trasparenti e con le massime garanzie di cybersecurity. Si parla molto di questi temi, anche se per anni ci siamo illusi che l’innovazione fosse sui front-end. In questi due anni, con lo scoppio della pandemia Covid, abbiamo vissuto il problema dei sistemi informatici a silos incapaci di dialogare e interoperare e ciò ci ha fatto comprendere quanto sia critico che le Amministrazioni pubbliche non riescano a parlarsi. E non lo fanno certo per “colpa” della privacy o della burocrazia. Sappiamo bene che la sfida, oggi, è sulle piattaforme, non sulle app, anche se per anni, lustri, decenni, abbiamo pensato ad altro, magari perché non sapevamo che fare e come farlo.
Soluzioni semplici a problemi complessi non esistono. Nella tecnologia digitale come in altri settori. Ma esistono progetti ai quali guardare con grande attenzione quali, per esempio, Gaia-X.
Cos’è Gaia-X? Perché è stato creato?
Gaia-X è una delle iniziative più importanti e ambiziose in corso di sviluppo a livello europeo che, se ben declinata e applicata, avrà impatti profondi e dirompenti sul modo di operare delle nostre imprese e pubbliche amministrazioni e, in generale, sull’economia e sulla società.
L’obiettivo di Gaia-X è indirizzare tre temi cruciali: la diffusione delle tecnologie e dei servizi cloud, la ricerca di una sovranità tecnologica da tempo compromessa e, soprattutto, il supporto e la promozione dello sviluppo industriale ed economico del continente Europeo. Questa iniziativa, collegata organicamente alla European Industrial Technology Roadmap for the next generation cloud-edge offering, coinvolge molteplici soggetti provenienti dal mondo delle imprese, della ricerca, delle associazioni e delle pubbliche istituzioni.
Essa intende creare un ecosistema digitale aperto, trasparente e sicuro all’interno del quale ciascun partecipante possa mettere a disposizione e utilizzare dati e servizi digitali di nuova generazione, secondo linee guida e regole condivise, all’interno dei diversi domini applicativi e di mercato che caratterizzano la nostra società quali, ad esempio, manifattura, trasporti e mobilità, agroalimentare e agritech, servizi avanzati e finanza, educazione e cultura. L’impostazione complessiva dell’iniziativa è del tutto sinergica con quanto promosso e definito da IDSA (International Data Spaces Association, della quale Cefriel è Hub italiano), associazione che intende definire uno standard globale per abilitare scenari di scambio dati tra molteplici soggetti economici in ottemperanza al principio della data sovereignty (sovranità del dato).
Perché dovremmo guardare con attenzione a GaiaX?
Svariati sono i motivi per i quali dovremmo guardare con attenzione a questo progetto. Tra questi, il primo è che, quanto meno al momento, non siamo in grado di fare concorrenza agli Usa sul fronte infrastrutturale. Per questo, soprattutto in questa fase, dobbiamo combattere sul fronte delle regole e innalzare il livello strategico del confronto. Inoltre, deve essere chiaro che il cloud inteso in senso infrastrutturale è un tassello per l’innovazione della PA e delle imprese, ma non è il più critico o quello decisivo. Oggi la sfida è applicativa, organizzativa e di mercato. E infatti Gaia-X sale di livello. Ultimo, ma non ultimo per importanza, è che non possiamo permetterci il lusso di continuare a stratificare nuove iniziative sugli errori del passato senza rimuoverli, così come non dobbiamo continuare a contrapporre pubblico e privato in modo ideologico.
Indipendenza è decentralizzazione?
L’impostazione complessiva di Gaia-X è interamente basata sul principio della decentralizzazione: ciascun attore, infatti, eroga e gestisce in autonomia i propri asset e le proprie soluzioni, senza la presenza di una infrastruttura tecnologica centralizzata. Ogni soggetto, di fatto, crea, condivide e fa uso di asset digitali operandoli “in periferia”. Tale decentralizzazione prevede però che ciascun attore coinvolto recepisca gli standard e le architetture di riferimento definite da Gaia-X relativamente a molteplici aspetti, quali ad esempio le modalità condivise per la descrizione dei propri asset, gli standard tecnologici di interoperabilità da utilizzare per far sì che i propri asset possano dialogare con quelli forniti da altri attori, le modalità condivise per il monitoraggio dell’uso degli asset. In particolare, elemento portante del modello Gaia-X è la presenza, nell’ambito dei federation services, di veri e propri asset catalogue, intesi come ambienti nei quali gli asset digitali proposti da ciascun soggetto sono resi visibili all’interno di un catalogo e descritti secondo modalità condivise, così che l’offerta di asset digitali sia esplicita e i potenziali soggetti fruitori possano identificare gli scenari di utilizzo di loro interesse in modo immediato e non ambiguo.
Gaia-X, un modello di mercato concorrenziale per prodotti B2B
Possiamo descrivere Gaia-X come un modello di mercato innovativo per prodotti digitali Business-to-Business. Possiamo, infatti, parlare di mercato in quanto Gaia-X definisce regole e architetture software di riferimento per distribuire e scambiare prodotti digitali B2B in ambito concorrenziale e aperto. È un modello in quanto può essere istanziato in contesti e ambiti diversi, senza legami stretti con un unico operatore. Ci riferiamo a un mercato innovativo perché Gaia-X ha come obiettivo la distribuzione di prodotti digitali attraverso moderni meccanismi di vendita, provisioning e gestione.
I prodotti “in vendita” su Gaia-X sono fondamentalmente di tre tipi: asset informativi scaricabili, come data set pubblici e ontologie; servizi applicativi richiamabili, come le Api; asset infrastrutturali instanziabili, in particolare, servizi IaaS e PaaS.
Va sottolineato che l’interpretazione di Gaia-X come modello di mercato innovativo per prodotti digitali B2B risulta del tutto coerente con la European Strategy for Data e, più in generale, con i recenti strumenti di regolamentazione in corso di definizione a livello dell’Unione Europea.
La European Strategy for Data, infatti, identifica nei dati una risorsa essenziale per la crescita economica, la competitività, l’innovazione e il progresso sociale del nostro continente e per questo motivo intende promuovere la creazione di veri e propri “market of data”. I data spaces costituiranno il motore primo di tali mercati e consentiranno a un numero sempre più ampio di soggetti di poter rendere disponibili le proprie informazioni, mantenendone al tempo stesso il completo controllo. Sul piano della regolamentazione, la Commissione Europea ha recentemente proposto il Data Governance Act, che costituisce di fatto un primo elemento concreto per l’attuazione della European Strategy for Data. Esso, infatti, indica un framework di riferimento per abilitare il riuso di specifiche categorie di dati, in ottemperanza al principio della sovranità del dato (secondo il quale chi mette a disposizione le proprie informazioni ad altri soggetti non ne deve perdere il controllo). Il Data Governance Act costituisce un elemento fondamentale della strategia digitale dell’Unione Europea, la quale intende assicurare ai cittadini europei il pieno rispetto dei propri diritti fondamentali anche nell’ambito dell’utilizzo delle moderne piattaforme online. A questi regolamenti si affiancherà a breve anche un Data Act che mirerà a facilitare e promuovere lo scambio e la condivisione dei dati B2G (Business to Government).
Gaia-X, in questo contesto, rappresenta certamente un’opportunità concreta non solo per supportare l’attuazione della European Strategy for Data, ma anche per creare le “fondamenta” dell’intera strategia europea per la regolamentazione dei moderni mercati digitali B2B.