RISULTATI

Ibm, trimestre positivo ma al mercato non basta

Il quarto trimestre batte le attese ma segna l’ennesima flessione anno su anno: Ibm deve ancora dimostrare che la “virata strategica” verso cloud computing, analytics, security e mobile apps sia in grado di produrre crescita

Pubblicato il 20 Gen 2016

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Ibm ha battuto le aspettative degli analisti con i risultati del quarto trimestre 2015 ma non è riuscita a convincere gli investitori che la nuova direzione impressa al business del colosso di Armonk dalla Ceo Ginni Rometty sia in grado di dare rapidamente dei frutti. Così, la sera stessa della presentazione dei risultati, il titolo Ibm ha perso circa il 3,5% nelle contrattazioni after hours.

Nel quarto trimestre, Ibm ha riportato Eps (Operating, non-Gaap) di 4,84 dollari per azione, contro i 4,81 dollari attesi dal mercato, e revenues per 22,06 miliardi di dollari contro i 22,04 miliardi attesi; tuttavia, anno su anno le revenues trimestrali risultano in calo del 9%; sono 15 trimestri consecutivi che Ibm riporta una flessione del fatturato anno su anno. Anche l’Eps adjusted è sceso del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: l’utile netto è passato da 5,48 miliardi di dollari nel quarto trimestre 2014 a 4,46 miliardi nel quarto trimestre 2015. Il rafforzamento della moneta americana, unito a una spesa It poco brillante da parte delle imprese, ha pesato sui conti Ibm: in particolare il super-dollaro ha mandato in fumo 300 milioni di utili nel quarto trimestre (e 7 miliardi di dollari dalle revenues complessive del 2015), ha indicato il Chief financial officer Martin Schroeter. Schroeter si aspetta che la volatilità della valuta riduca gli utili pretasse del 2016 di 1,3 miliardi di dollari.

Sono queste incertezze legate al futuro ad aver impensierito i mercati; perciò, dopo un’accoglienza tiepida ma non allarmata alla pubblicazione dei risultati, che ha lasciato il titolo Ibm più o meno stabile, il valore delle azioni è calato a mercati chiusi quando il colosso americano ha fornito la sua guidance per l’Esp nel 2016 fissandolo a 13,50 dollari per share “almeno”, mentre il mercato si aspettava 15 dollari.

Nell’intero 2015, Ibm ha fatturato 81,7 miliardi di dollari, in linea con le attese; l’operating Eps non-Gaap per il 2015 si attesta su 14,92 dollari per azione, all’interno della guidance fornita lo scorso trimestre ma lievemente al di sotto dei 14,93 dollari attesi dal mercato.

Soprattutto, l’Esp si trova ben al di sotto del target di 20 dollari per azione che l’azienda pensava di raggiungere nel 2015. La Ceo Ginni Rometty ha ufficialmente abbandonato nel terzo trimestre 2014 il progetto “Roadmap 2015” che includeva questo obiettivo; invece la numero uno del colosso di Armonk si è concentrata sulle acquisizioni, comprando quasi 40 aziende durante i suoi tre anni alla guida di Ibm per infondere nuova linfa capace di far crescere l’azienda.

La Rometty sta spostando gli investimenti di Ibm verso quelli che definisce “imperativi strategici”, che comprendono aree con forte potenziale di espansione come cloud computing, big data, app mobili, data analytics, social e software per la sicurezza. Ibm ha indicato che le sue attività legate agli “imperativi strategici” sono cresciute del 26% in un anno (e del 10% nel quarto trimestre) e valgono oggi 29 miliardi di dollari di fatturato, ovvero il 35% delle revenues totali del gruppo.

“Continuiamo a fare importanti passi in avanti nella nostra trasformazione per potenziare il nostro valore”, ha dichiarato la Ceo. “Abbiamo rafforzato il portfolio esistente mentre investiamo aggressivamente in nuove opportunità come Watson Health, Watson Internet of Things e cloud ibrido”, ha proseguito la Rometty, che ha sottolineato che Ibm si sta trasformando “in un’azienda del cloud e delle soluzioni cognitive” continuando sempre a “dare valore a clienti e azionisti”.

Per esempio, le entrate totali dal cloud sono cresciute del 43% per Ibm nel 2015 a 10,2 miliardi di dollari (la crescita sarebbe stata del 57% senza il super-dollaro). Il dubbio che resta agli analisti di mercato è se Ibm riuscirà a trarre dai nuovi rami di attività quel guadagno che la tradizionale attività nel software non le garantisce più (le revenues da quest’area sono scese dell’11% a 6,8 miliardi nel quarto trimestre).

“Credo che gli investitori dell’hitech vogliano vedere come Ginni Rometty riuscirà a rilanciare le attività di Ibm date le difficoltà che le aziende tecnologiche tradizionali incontrano nel mutato panorama attuale”, commenta Daniel Ives, analista di FBR Capital Markets. La spesa hitech delle aziende si sta spostando verso nuovi settori come cloud, analytics, security e mobile computing e oculatamente Ibm segue il trend, ma gli analisti restano alla finestra per vedere come questo spostamento strategico si tradurrà in una crescita effettiva di margini e utili.

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