Nonostante si prospetti ancora uno scenario negativo per il mercato informatico italiano, con una previsione di flessione della spesa IT anche nel corso del 2012, il cloud computing resta una delle voci di investimento più significative per le aziende italiane, sulla quale verrà dirottata una componente sempre più importante dei budget IT, sostiene Idc.
“Il valore del mercato IT italiano è sceso del 4% nel 2011 rispetto al 2010 – ha sottolineato Fabio Rizzotto, IT Research Director di Idc Italia, in occasione dell’Idc Cloud Symposium 2012 – La flessione in valore assoluto del mercato IT proseguirà anche quest’anno, tant’è che a fine 2012 prevediamo un saldo negativo superiore ai 600 milioni di euro rispetto al 2011. Ma all’interno di questa contrazione del mercato, aumenterà percentualmente l’incidenza della spesa in servizi IT cloud”.
La contrazione dei budget IT aziendali non sta quindi fermando gli investimenti italiani in progetti cloud. “Quello a cui si sta assistendo – ha evidenziato Rizzotto – uno spostamento della spesa IT verso i servizi as-a-service. Prendendo per esempio i servizi cloud pubblici, la loro incidenza sull’aggregato IT relativo composto da software totale, server e storage hardware passerà dal 7% del 2012 al 14% del 2014”.
Quella che è in atto è insomma una trasformazione della spesa, e quindi dell’IT aziendale, per adeguarsi a quella che Idc definisce la ‘terza piattaforma’ – ovvero l’insieme di cloud, social media, mobile e big data – dopo l’era client/server e quella mainframe.
“La terza piattaforma è già arrivata – ha aggiunto Matt Eastwood, Group Vice President Enterprise Platforms & Datacenter Trends di Idc – L’esplosione di device mobili e di dati sta ponendo nuove complesse sfide ai data center aziendali, le cui infrastrutture necessitano di essere adeguate”. Il ruolo del cloud è quello di facilitare questa trasformazione, per ridurre i costi, per modernizzare infrastrutture e processi, per allinearsi velocemente con le esigenze del business e per fornire nuovi servizi mobili, social e analitici. Automazione ed elasticità saranno i nuovi mantra aziendali, mentre la principale criticità sarà rappresentata dalla possibilità di ottenere una modularità pre-integrata.
Le aziende di tutto il mondo, ha evidenziato Eastwood, “hanno iniziato a spostare la spesa IT verso progetti di cloud privato come rampa di lancio verso l’universo dei servizi IT as-a-service”.
Nel nostro Paese, secondo quanto emerge da una ricerca esclusiva condotta da Idc Italia su un campione di 1.118 imprese con più di 50 dipendenti, prevale del resto proprio un modello di fruizione più orientato al cloud privato, dove soprattutto le medie e grandi realtà guidano l’adozione nel quadro di percorsi di virtualizzazione, consolidamento e standardizzazione.
Lo studio di Idc sull’adozione del cloud in Italia evidenzia come il modello cloud abbia chiaramente superato la fase di diffusione iniziale. “Il fenomeno cloud sul mercato italiano, nella modalità sia public sia private, si è attestato a livello di Early Majority, interessando il 25,3% delle aziende”, ha sottolineato Rizzotto. Circa un quarto delle imprese italiane sostiene quindi di avere adottato almeno una soluzione cloud a livello applicativo (AaaS), infrastrutturale (IaaS) oppure di piattaforma (PaaS). La percentuale di adozione in ambito AaaS è del 17,2%, quella IaaS del 16% e infine quella PaaS del 9%, a conferma di iniziative multiple condotte dagli utenti unici (25,3%), che tendono pertanto a operare mediamente su più di un contesto preso in esame.