IL CASO

Il cloud non decolla nella PA: troppa burocrazia per assegnare budget e appalti

Secondo le rilevazioni di Verizon sono molte le difficoltà delle amministrazioni pubbliche nel “migrare” alla nuvola. Gli iter complessi per l’approvazione delle pratiche l’ostacolo principale. Ma intanto cresce la consapevolezza nell’importanza della virtualizzazione

Pubblicato il 04 Mag 2015

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La pubblica amministrazione fatica ad abbracciare il cloud: gli sforzi sono lenti e sperimentali, anche se il potenziale ci sarebbe a patto di superare le criticità in almeno 4 aree: budget, appalti e contratti, compliance e sicurezza, ambito culturale e woarkload. L’analisi arriva dalla divisione europea di Verizon che ha preso in esame questi fattori e ha intravisto “una fase di lancio nei prossimi due anni”.

Le PA, negli ultimi anni, hanno investito tempo e fatica per creare le basi che possano consentire un ampio impiego del cloud e che si possono raggruppare in 4 principali aree.

Budget, appalti e contratti. L’acquisto di servizi cloud da parte delle amministrazioni pubbliche richiede iter complessi per approvazione di budget, appalti e contratti. Le richieste di budget devono essere approvate, passare per l’ufficio acquisti e i nuovi servizi cloud devono essere inseriti in contratti nuovi o aggiunti a quelli già esistenti. Sono tutti sforzi che la pubblica amministrazione sta già attuando, creando così di fatto delle basi solide per i futuri acquisti di soluzioni cloud.

Compliance e sicurezza. Regolamenti e linee guida, stanno guidando le decisioni delle pubbliche amministrazioni in materia di sicurezza fisica e virtuale di sedi, sistemi e dati. Al momento, ad esempio nel mercato statunitense, ci sono circa 30 piattaforme cloud che hanno ottenuto la certificazione FedRAMP, offrendo di fatto un’ampia scelta di provider cloud certificati.

Considerazioni culturali. Migrare al cloud non significa solo acquistare soluzioni di networking, IT e sicurezza, ma richiede un cambiamento culturale sulle modalità di gestione delle risorse IT da parte degli enti pubblici. Questo cambiamento culturale, già in corso, è un processo evolutivo e iterativo che richiede del tempo. Attraverso percorsi educativi, training e discussioni tra enti pubblici e aziende in merito a best practice e argomenti teorici già appresi, gli amministratori IT degli enti pubblici stanno acquisendo maggiore conoscenza sui benefici, ma anche sui rischi, che una migrazione verso il cloud può comportare. Una conoscenza dalla quale si continueranno a trarre benefici anche negli anni a venire.

Woarkload. Il cloud è molto più di una semplice rete, di una infrastruttura IT e di servizi di sicurezza informatica. Le applicazioni e i workload aziendali devono essere pronti e supportati per operare all’interno di un ambiente cloud. In molti casi, le applicazioni legacy e i dati delle pubbliche amministrazioni sono già idonee per essere utilizzate in ambienti cloud. In altri casi, le stesse applicazioni devono essere riscritte o sostituite con versioni cloud-ready. Il processo di trasformazione per avere workload adatti al cloud è iniziato e sarà un processo costante. Attraverso la gestione dell’IT application lifecycle, gli enti governativi stanno già valutando attivamente le loro applicazioni e prendendo le necessarie decisioni per stabilire come e quando migrare i propri workload mission-critical sul cloud.

E’ importante notare che sia gli enti pubblici, sia il personale IT stanno raggiungendo un buon livello di confidenza nei processi di acquisto di reti, infrastrutture IT e servizi di sicurezza da fornitori affidabili che vanno a formare una soluzione cloud in grado di supportare carichi di lavoro operativi a livello aziendale.

Con i progressi ottenuti nelle aree riguardanti procurement, sicurezza, cultura e gestione dei carichi di lavoro, sono state poste le basi che consentono agli enti pubblici di concentrarsi su come dare una spinta all’adozione del cloud, attraverso assessment, pianificazione e gestione delle implementazioni nelle sedi di ogni dimensione.

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