Siamo pronto per il cloud open-source? Il software a codice libero e condiviso è una realtà conosciuta dagli anni Novanta, con Linus Torvalds da un lato (Linux) e i grandi progetti software che hanno fatto partire la rete come Apache e tentativi industriali come RedHat. Oppure le scelte industriali di grandi gruppi come Google (Android) e la stessa Apple (OS X e iOS sono basati su FreeBSD, variante open di Unix). E sempre ci si è interrogati sulla sostenibilità e opportunità del modello open, che Bill Gates ha demonizzato tre decenni fa e che da allora vede amici e nemici “ideologici” oltre che economici e imprenditoriali.
Adesso che il cloud sta arrivando letteralmente negli uffici e nelle case di tutti, oltre che nelle tasche e nelle borse dove sono contenuti i nostri apparecchi post-PC sempre connessi, c’è da chiedersi se il modello open source per lo sviluppo del software valga in questo contesto e sia usabile dalel aziende. Soprattutto adesso che queste tecnologie si avvicinano al cuore della attività aziendali.
La Linux Fondation ritiene che questo sia un falso problema e cerca di dimostrare che il cloud è pronto per l’open source e viceversa, l’open source è pronto anche in questo settore per le aziende. Oltre alla Linux Fondation ci sono altri movimenti analoghi che cercano di portare avanti il modello open source in alternativa a quello proprietario, anche se basato su Open Standard (si tratta di due cose molto diverse), con l’intenzione di far crescere in maniera organica la rete e il cloud con tecnologie interoperabili, costantemente migliorabili e accessibili a tutti, oltre che molto più difficilmente destinate all’obsolescenza.
Probabilmente le aziende devono fare uno sforzo di comprensione per questo fenomeno che ha visto pochi risultati in ambiente di produttività personale e di desktop, ma che ha invece un grande peso dal punto di vista dell’infrastruttura internet e dei software e servizi server. Il cloud potrebbe essere considerato uno sbocco naturale dell’open source e le problematiche che pone concretamente, sia di sicurezza che di interoperabilità e flessibilità, potrebbero essere fortemente ridotte dall’apertura del codice.