È stato appena pubblicato l’Internet of Things Study 2015, Volume I della Evans Data Corporation. EDC utilizza un panel internazionale di sviluppatori attraverso i quali conduce interviste in profondità per capire quali sono le correnti profonde che stanno muovendo il mondo della tecnologia. Il focus è su sensori e apparecchi connessi, la chiave dell’economia dell’abbondanza.
I dati che emergono sono molto interessanti. Il 79% degli sviluppatori che prepara soluzioni e app per la Internet of Things (IoT) spende il 25% del suo tempo usando analitici o database, e il 42% invece lavora su Big data e progetti di analitici avanzati. Il 55% si connette gli apparecchi tramite il cloud e il 32% invece utilizza un hub o un livello intermedio di connessione.
Il 26% degli intervistati inoltre ritiene che cloud computing e IoT vadano assieme, e sono molto determinati a usare il cloud come ambiente di sviluppo dei loro progetti.
In Europa il 44% degli sviluppatori non ha intenzione di realizzare progetti IoT a breve, il 40% li sta pianificando e il 17% è attivamente all’opera su progetti IoT.
Ancora: il 26% degli sviluppatori dell’area AsiaPac e il 23% del Nord America stanno lavorando attivamente su progetti IoT. Un altro 26% di AsiaPac sta pianificando di realizzare app per gli IoT. È la regione Asia Pacifico infatti il catalizzatore più forte per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni IoT: Samsung, Fujitsu e altri in un ruolo chiave.
Secondo EDC la regione sta crescendo rapidamente anche il ruolo cinese con la “Sensing China Initiative” e con l’iniziativa comune Cina-Unione europea per la creazione di 15 smart city. Anche India e Corea del Sud portano un contributo grazie alla collaborazione creata tra i due stati per portare nel subcontinente indiano gli IoT.