IL LABORATORIO

Internet of Things, Ericsson investe sull’Italia

Nasce a Roma il Business Lab che darà gambe a progetti innovativi in ambito IoT. Antonio Autolitano: “Mettiamo a disposizione la nostra esperienza per testare idee e sviluppare prototipi”. Giro d’affari generato dalle connessioni M2M destinato a triplicare nel giro di 5 anni

Pubblicato il 23 Mag 2016

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Un laboratorio rivolto a sviluppatori, startup e imprese per accelerare lo sviluppo di progetti sull’Internet of things basati sulla piattaforma creata da Ericsson. Pensato per implementare, in via prioritaria, le idee sugli oggetti connessi a servizio delle sicurezza pubblica, delle utilities, dei trasporti e delle smart city, ma che ha già iniziato a estendersi in Italia, solo per fare un esempio, nel campo del monitoraggio e dell’efficienza energetica dei processi industriali, e quindi nel più ampio settore dell’Industria 4.0. Si tratta del Business Lab che l’azienda svedese apre a Roma: l’annuncio è stato dato durante la prima tappa del roadshow internazionale “Let’s turn ideas intor realities”, partito oggi dalla capitale per toccare nei prossimi sei mesi nove paesi dell’area mediterranea in circa venti appuntamenti.

Oggi il 66% delle vendite di Ericsson viene da servizi e software – spiega Alessandra Rosa Ammaturo, responsabile del marketing per l’area mediterranea della società – numeri significativi che dimostrano l’evoluzione dell’azienda negli ultimi anni. Offriamo soluzioni di rete, per l’IT, per il broadcasting e gli operatori tlc nel campo dei media, e copriamo settori verticali come i traporti e le utility. Investiamo 5 miliardi di dollari l’anno in ricerca e sviluppo, e grazie alla nostra offerta nel campo dell’Internet of things possiamo aiutare le imprese a migliorare i processi, diminuire i costi, aggredire nuovi mercati e aumentare le revenue. Con il roadshow vogliamo mostrare in concreto cosa stiamo facendo in questo campo”.

Il Business Lab sull’IoT d Ericsson che nasce a Roma è il secondo in Europa, dopo quello di Aechen in Germania, e fa parte della strategia della multinazionale svedese di realizzare spazi in tutto il mondo in cui tutte le realtà coinvolte dall’Internet of things, quindi le industrie che producono i dati e che possono raccoglierli tramite sensori, gli sviluppatori di applicazioni che possono metterli a disposizione a diversi livelli di customer experience e le startup con le loro idee innovative, possano lavorare a test pre-commerciali, e quindi alla prototipizzazione delle soluzioni, avvalendosi della collaborazione degli esperti di Ericsson. Per soluzioni che una volta uscite dal lab sono immediatamente applicabili sul mercato.

All’interno del business lab sarà disponibile l’intero portfolio IoT di Ericsson, come il recente IoT Accelerator che integra le piattaforme orizzontali con i servizi e con un marketplace, che hanno prodotto progetti innovativi che hanno finora trovato applicazione in tutto il mondo, dalla “connected water”, con il monitoraggio del fiume Chattahochee ad Atlanta, alla “smart home”, al self driving bus sperimentato a Stoccolma e ai parcheggi intelligenti in Serbia, alla vigna connessa che si sta sperimentando in Germania, alla collaborazione con Volvo sulle connected car, a quella con Tim per il Food Hackaton a Expo 2016 e a quella con Maersk per la connessione di tutta la flotta cargo.

Questo settore viaggia a una velocità sempre più alta – spiega Antonio Autolitano (nella foto), responsabile di core network, cloud e Iot per la regione mediterranea di Ericsson – Grazie all’interconnessione tra persone, processi e dati si potranno costruire nuovi servizi, in un settore che ogni cinque anni sta triplicando la propria velocità di espansione. Anche il business complessivo che ruota attorno all’Internet of things, che oggi ammonta a 600 miliardi di euro, due dei quali in Italia, è destinato ad aumentare di tre volte in un lustro. Tutto questo in un quadro in cui un nostro punto di riferimento è quello di lavorare a un avanzamento complessivo della società attraverso lo sviluppo sostenibile”.

L’accelerazione è lampante. Se ci sono voluti 100 anni per connettere un miliardo di luoghi grazie alle reti di telefonia fissa, spiega Autolitano, ne sono serviti solo 25 per connettere 5 miliardi di persone in mobilità, e ci vorrà probabilmente molto di meno per connettere 25 o 50 miliardi di oggetti, rispetto a 4,6 miliardi connessi oggi.

Secondo il Mobility report di Eericsson, saranno 28 miliardi gli oggetti connessi entro il 2021, più della metà dei quali in modalità Internet of things, e non più semplicemente tramite il machine to machine. Per un valore aggiunto, secondo le previsioni di Gartner, che entro il 2020 crescerà di 1,9 trilioni di dollari.

“Perché tutto questo possa succedere – conclude Autolitano – è necessario focalizzare l’attenzione su alcuni temi chiave: lo sviluppo di hardware e sensori, la regolazione, la standardizzazione dei protocolli, la sicurezza, la messa a punto di software e servizi in cloud, e il ruolo degli operatori di rete, che mettono a disposizione le connessioni”.

A spiegare nel dettaglio il funzionamento della piattaforma Iot di Ericsson è Graziano Ponzo, tra gli ideatori e i fondatori del Business Lab: “Può essere utilizzata per gli scopi più disparati – sottolinea – dal monitoraggio in tempo reale degli edifici e dei luoghi di lavoro, dove i sensori possono essere applicati nelle stanze o su ogni scrivania, per ottimizzare l’uso e anche gli interventi di pulizia e manutenzione degli ambienti, fino alle smart city, con il monitoraggio ’in diretta’ dello stato di riempimento dei cassonetti. Ovviamente anche per Industry 4.0, dove spesso le catene di produzione più avanzate sono connesse in modalità machine to machine ma non in rete, circostanza che non rende fruibili dati e informazioni in tempo reale, depotenziandone le modalità di utilizzo, perché quei dati sono oggi difficilmente esportabili”.

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