La conferma che l’Internet of things possa davvero essere un’occasione di rilancio (o forse è meglio dire: di lancio) dell’economia digitale italiana arriva anche da Software AG. La multinazionale dell’Ict tedesca sta infatti lavorando a due progetti avviati nella Penisola in logica di co-innovation con alcuni non meglio precisati partner. I prodotti che usciranno da questa collaborazione faranno da capofila per l’estensione di nuove soluzioni Iot ai 70 mercati in cui è attiva la società. Rispetto allo sviluppo del settore IoT, dunque, tutti gli occti del board sono puntati sull’Italia. Il nome dei partner è come anticipato top secret, ma dato che il top management ha ammesso che le iniziative fanno riferimento all’ambito automotive, non è difficile immaginare che di mezzo ci siano Fca e, molto probabilmente, uno o più gruppi assicurativi di primaria importanza.
“Siamo davvero orgogliosi di questi progetti”, ha commentato Fabio Todaro, country manager per l’Italia di Software AG durante la conferenza stampa organizzata stamattina a Milano. “Tra i pochi dettagli che posso svelare sulle partnership c’è un inusuale clausola contrattuale: i clienti hanno fatto la richiesta esplicita di lavorare gomito a gomito con i nostri sviluppatori, avendo pieno accesso ai laboratori R&D. Questo significa che la tecnologia è talmente evoluta che deve essere implementata attraverso un vero processo condiviso”.
Il gruppo, nel complesso, sta conoscendo una fase di crescita (prevista per il 2015 tra il 9 e il 12%) dominata da un graduale rallentamento sulle attività tradizionali a favore di un focus sempre più convinto sui business ad alto tasso di innovazione. “Differenziazione, preferisco dire ai miei commerciali”, ha precisato Todaro. “Oggi tutti quelli che fanno il nostro mestiere parlano indistintamente di innovazione. Noi dobbiamo invece avere la capacità di personalizzare le soluzioni sulle esigenze dei clienti e fornire loro un elemento differenziante rispetto ai competitor, attingendo agli use case che abbiamo maturato nei mercati in cui siamo presenti”.
Uno di questi è senz’altro il caso 3 Italia, che è diventato un precedente per altre società telefoniche del gruppo H3G. “Nel 2005 abbiamo deciso di implementare l’outsourcing sulla nostra struttura IT, che abilita 27 processi di business, 500 business service, 341 applicazioni, 1300 server e 234 database”, ha spiegato Francesco Frau, Ict Quality & KPI Manager di 3 Italia. “Ora, grazie al lavoro svolto con Software AG e alle soluzioni di Process Performance Monitoring, siamo riusciti a costruire un dashboard comune a executive e tecnici, con la capacità di monitorare e gestire tutti i processi di business, a prescindere che siano controllati internamente o dall’outsourcer. Il prossimo passo? A partire dal risultato ottenuto, il raggiungimento della massima efficienza”.
Il fulcro della proposizione Software AG continua a essere la Digital Business Platform, un’infrastruttura neutrale capace di convogliare dati e applicazioni che arrivano da tutti i silos e i processi aziendali, a prescindere dal tipo di applicativi e hardware adottati dall’organizzazione. “Ora abbiamo affiancato alle funzioni di streaming anche quelle di predictive analytics, arricchendo l’offerta con soluzioni (come Terracotta e Apama, ndr) acquisite attraverso 1,5 miliardi di euro investiti negli ultimi due anni. Ma la nostra vera fortuna”, ha aggiunto Todaro, “è che abbiamo a che fare con clienti e progetti strategici, che stanno aiutando la struttura italiana a crescere non solo in termini di revenue, ma anche sul fronte delle competenze e delle risorse, che nel corso dell’anno aumenteranno sia rispetto alla divisione Sales – sebbene il canale risulti sempre più importante – sia per quanto riguarda la parte consulting. Anche se per noi, al momento, il tema più importante è quello della profittabilità”.