Alla fine dell’anno scorso, prima del salto verso Windows 10, Microsoft dichiarava 1,8 miliardi di installazioni attive del framework .NET a livello mondiale e circa 6 milioni di sviluppatori .NET professionali. Dal piccolo device portatile ai grandi server, oggi sempre più in Cloud, le opportunità per chi maneggia il codice di casa Redmond sono enormi, arricchite da sfide inedite, ma anche da una concorrenza senza eguali nella storia di Microsoft. I tempi in cui Steve Ballmer urlava come un invasato dal palco delle convention Microsoft per incentivare i suoi developer, developer, developer sono piuttosto lontani. Oggi questi sono stretti tra Java da una parte, l’emergente e sempre più utilizzato Python dall’altra e in deficit d’ossigeno sul fronte delle App. Senza contare il movimento tellurico che sta spostando il front-end applicativo su Web. Tra le mura delle aziende, a livello di architetture complesse, la fanno da padroni, ma esposti ai venti di Internet giocano ormai partite aperte, competitive e inedite. “Le tecnologie Microsoft si sono affermate negli anni rendendo la figura del programmatore .NET assai ricercata, soprattutto negli ambiti dove esistono sviluppi di medio e lungo periodo e applicativi aziendali complessi”, racconta Fabio Banfi, cofondatore di Citybility e responsabile architetture software. “Da 25 anni lavoro in questo contesto e ho visto crescere in maniera esponenziale la domanda, soprattutto legata al Web e al mobile. La diffusione di tecnologie responsive oggi alimenta una nuova generazione di sviluppo”. Come noto, per tenere il passo di queste sfide, Microsoft ha progressivamente ampliato l’offerta di strumenti di supporto e prodotti di sviluppo, arrivando a rilasciare versioni Express e aperte, spesso gratuite per le community. “Con questi strumenti e Visual Studio è facile avvicinarsi al mestiere, anche da studenti, ma occorrono almeno un paio d’anni di utilizzo intensivo del framework .NET per specializzarsi. Non molti arrivano ad acquisire un’elevata professionalità legata ad ambienti complessi, ma chi ci arriva viene sicuramente ben pagato dal mercato”. Quali caratteristiche deve avere un buon programmatore? “Deve sempre ottenere il massimo usando il minimo, come in matematica, trovando l’algoritmo più efficiente, senza generare errori”, spiega Vincenzo Fioravanti, analista e sviluppatore presso BNP Paribas Leasing Group Solutions. “Ci vuole una vita intera per apprendere questa arte e oggi, con la diffusione del Web, è ancora più complesso. Bisogna sapere come muoversi tra più linguaggi, non soltanto all’interno di un unico framework”. La presentazione di dati e interfacce sulla rete sta sostituendo, infatti, progressivamente i gestionali di vecchia generazione. “I metodi di distribuzione sono simili, in alcuni casi perfino più semplifici. Una volta serviva conoscere come funzionano i sistemi e l’hardware, ma oggi, per alcuni applicativi, magari in Cloud, non è neppure più richiesto”. Lo sviluppatore .NET resta tra le figure più ricercate dal mercato al punto che la stessa Microsoft Italia, insieme a GiGroup e Face4Job, ha dato vita a “skills4you”, progetto di sostegno all’occupazione nel mondo ICT e alla formazione di professionisti. Apprendere i segreti del mestiere non è, comunque, impossibile. “Si impara attingendo esempi dalle fonti principali, ovvero Microsoft stessa e il codice già scritto da altri”, precisa Pablo Degradi, programmatore .NET presso la società DMR. “All’Università è piuttosto trascurata come materia, ma si può fare anche da soli. Nei primi anni di lavoro o tirocinio, è consigliabile dedicare molto tempo all’autoformazione”. La crescita professionale passa dal semplice programmatore all’analista, dal coordinatore al capo progetto e account. Le retribuzioni medie, in azienda, di queste figure variano tra i 32mila euro lordi all’anno e i 51mila, a seconda delle responsabilità. Buone chance ci sono anche per consulenti e start-up, soprattutto nel segmento media, Web e mobile.
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L’algoritmo dello sviluppatore
La concorrenza e la diffusione delle tecnologie alimenta una nuova generazione di programmi. È difficile arrivare a un’adeguata professionalità, ma chi ci riesce è sicuramente ben pagato
Pubblicato il 09 Ott 2015
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