Manfredi (Brennercom): “Puntiamo sulla crescita”

Espansione delle reti e dei servizi cloud in Triveneto e Lombardia. Rafforzamento oltreconfine in Austria e nuovi servizi ai clienti. L’Ad della telco spiega i piani prossimi venturi

Pubblicato il 27 Dic 2013

Eppur si muove. Mentre le telecomunicazioni italiane hanno passato un anno all’insegna delle incertezze su scorporo della rete, politiche e tariffe di unbundling, rame contro fibra, fatturati in calo e interrogativi sui futuri assetti, ci sono anche protagonisti che vanno controcorrente. Tanto da mostrare, conti alla mano, che in questo settore “piccolo è bello”, ma solo se non si rinuncia a crescere. E’ il caso di Brennercom, che nel 2013 ha messo sul tavolo tre carte: l’uscita dalla sua tradizionale “culla” regionale del Trentino-Alto Adige (42 delle prime 100 aziende in provincia di Trento e 75 di quelle in provincia di Bolzano sono sue clienti), una nuova accelerazione nelle reti ottiche e, last but not least, la sfida del cloud. Per l’amministratore delegato Karl Manfredi, che a Bolzano presiede anche il gruppo provinciale delle aziende ICT di Confindustria, sono segni di una nuova fase per l’azienda e anche per il mercato.

Nel 2013, Brennercom è stata un protagonista nelle reti ottiche in un mercato titubante. Qual è la chiave giusta?

E’ vero, si parla molto di fibra in giro, tuttavia nei fatti si tratta in gran parte di FttCab, che è una soluzione interessante, ma con delle limitazioni, sia di distanza dall’armadio, sia di capacità. Brennercom, che sta andando oltre la dimensione dell’operatore regionale, ha continuato a puntare sulle reti FTTH, grazie soprattutto ad una vocazione che la porta a rivolgersi in primo luogo al mercato aziendale. Perché riteniamo che sia quello più portato a riconoscere il valore di una rete ottica, soprattutto quando ci sono più utenti connessi contemporaneamente, con traffico in uscita, oltre che in entrata, quindi necessità di prestazioni anche nell’upload. In questi dodici mesi abbiamo portato le reti in una mezza dozzina di località, principalmente aree produttive. Grazie anche alla lungimiranza delle province di Bolzano e di Trento, che occupano una posizione di punta in Italia nel perseguimento degli obiettivi della Digital Agenda, non ci siamo limitati ai centri maggiori. Il nostro millesimo cliente ottico, per esempio, è una nota azienda industriale della Val Passiria. Le reti ultra-veloci sono n mezzo anche per ridurre il digital divide e sostenere l’economia, abbattendo l’isolamento delle aree periferiche, ma nello stesso tempo stiamo anche cablando le zone industriali di centri maggiori del territorio, a Bolzano e Bressanone,

Quanto conta il fatto che Brennercom sia un’azienda parzialmente pubblica?

La provincia di Bolzano rappresenta attualmente circa il 42%, con prospettive di riduzione programmata. Con altri azionisti minori, il pubblico è circa la metà dell’azionariato. Tuttavia, questa è un’azienda gestita con criteri privatistici e dal suo primo anno intero di attività, quindi da una dozzina d’anni, ha sempre fatto e reinvestito utili. Sempre più ci confrontiamo in un mercato che non è solo quello “di casa”: abbiano avuto la fortuna di crescere accanto ad un “pubblico” lungimirante, ma stiamo camminando con le nostre gambe e come tali, per esempio, ci stiamo presentando anche al mercato della Lombardia, che è un’area economica chiave per l’Europa, cui vogliamo portare servizi di valore, come appunto i servizi IT.

Come e perché nel 2013 Brennecom ha fatto il passo del cloud?

Perché ce lo stanno chiedendo i nostri clienti. Da tempo forniamo servizi di data center, con le nostre server farm di Bolzano e di Trento. La scelta è stata quella di fornire un’infrastruttura in grado di “fare la differenza”, che fosse davvero una raccolta di eccellenze: abbiamo la più veloce autostrada dati d’Italia, con connessioni tra i data center su canali 100G, collaboriamo per le piattaforme IT con Cisco, per i server e le reti, e con EMC per lo storage.

Come pensate di emergere in un mercato decisamente affollato?

Fornendo ciò che pochi possono offrire, ovvero totale sicurezza e tranquillità d’animo. Lavorando con partner tecnologici di prim’ordine, realizzando i più alti livelli di certificazione – tutti Tier 4 e 3 per quanto riguarda la sicurezza fisica. E poi, non dimentichiamo che il nostro è un cloud “con la rete dentro”. Il nostro posizionamento strategico con una rete propria tra Milano e Monaco, vuol dire servire una delle aree chiave dell’economia europea.

A frenare il cloud sembrano esserci anche le preoccupazioni per la sicurezza. Sono giustificate?

Su questi aspetti, amplificati dal “Datagate” NSA, non ci inventiamo adesso. A inizio anno, quando presentavamo il nostro cloud, tra i relatori avevamo anche il comandante locale della Guardia di Finanza per ricordare come non si dovessero sottovalutare gli aspetti di sicurezza, privacy, trattamento a norma dei dati. In un mercato del cloud che è dominato da provider Usa, noi possiamo assicurare che i dati dei clienti stanno solo nei nostri data center, sottoposti quindi alle severe normative italiane, oltre che europee. Anche per questo, stiamo per aprire un nuovo data center in Austria, a Innsbruck, con il medesimo obiettivo per le attività in loco. Non è un caso che tra i nostri clienti abbiamo banche e anche outsourcer che debbono dare a loro volta garanzie ai loro clienti. E non ci fermiamo qui: per esempio, la nostra Posta Elettronica Certificata offre garanzie ben oltre i limiti di legge previsti per i gestori della Pec, tenuti a tenere traccia della corrispondenza per trenta mesi, per arrivare a dieci anni di conservazione. In più offriamo consulenza legale e organizzativa in materia. Insomma, privacy, sicurezza e supporto al business sono per noi sun marchio di fabbrica

L’Agenda Digitale rischia di non raggiungere i suoi obiettivi. Si sente più ottimista o pessimista?

La sensibilità pubblica e governativa c’è, probabilmente i soldi non altrettanto e non solo in Italia. Se il settore dà la priorità alla continua riduzione di tariffe e margini, temo che non ci siano spazi per sostenere gli investimenti. Si parla molto, per esempio, dei risparmi che si può ottenere nell’e-government e nella sanità: bene, ma mi sembra logico che una parte di questi risparmi sia utilizzata per pagare gli investimenti. Nelle aziende non si fa forse così? Se non vogliamo che, tanto nelle reti quanto nei servizi IT, l’Agenda Digitale sia un libro dei sogni, dobbiamo pensare anche in termini di sostenibilità economica. E questo vale anche per altri temi come quello dello scorporo della rete.

Quali i prossimi passi per Brennercom?

Una crescita graduale ma decisa delle reti e dei servizi cloud anche nel Triveneto e in Lombardia, una nuova espansione in Austria, mentre contiamo di allargare lo spettro dei servizi, in ambito applicativo, ai nostri clienti.

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