Dropbox vuole essere qualcosa di più che non un modo semplice per archiviare documenti nel cloud. E con la sua app Paper sta cercando di aprire la strada verso la collaborazione in maniera non diversa da come hanno fatto più o meno tutti i grandi della gestione dei dati: da Microsoft con Office365 a Google con GoogleDocs sino ad Apple con Pages, Numbers e Keynote. Tutti software capaci di far collaborare gli utenti alla stesura di testi, foglio di calcolo e presentazioni nel cloud.
Paper ancora non è disponibile per tutti. Dropbox tiene le funzionalità in versione preliminare “beta” limitata ad inviti: ci si iscrive e solo quelli che via via vengono accettati dal sistema. Oltretutto, essendo un software che funziona dal cloud nel browser, non richiede nessuna funzionalità specifica o download di app: una volta che si viene invitati si possono creare documenti che sono una versione semplificata di un foglio di Word di Microsoft o di Pages di Apple. Per chi usa Dropbox è un modo potenzialmente molto utile di lavorare, dal momento che tutti i documenti vengono automaticamente salvati all’interno delle cartelle di Dropbox stesso.
In realtà, per chi già usa GoogleDocs o altri programmi simili, non ci sono grossi vantaggi nell’usare Paper, a meno di non apprezzare particolarmente la grafica di questa specifica web-app. E l’idea di poter collaborare anche con altre persone, scrivendo contemporaneamente sullo stesso documento. Il mercato della collaborazione è considerata da molti una delle aree strategiche per il futuro del software: sicuramente con potenzialità di crescita maggiori di quel che possono toccare al settore dell’archiviazione dei documenti. Per Dropbox riuscire a mettere saldamente un piede all’interno di un settore dove sia per la gestione dei documenti che dei flussi di conversazioni (stile Slack) ci sono già molti altri che si stanno accapigliando, è strategico. Il rischio altrimenti è quello di venir tagliati fuori.