“L’Italia è assente nella partita hardware che riguarda i big data, ma possiamo giocarci il futuro sui software”. Lo ha detto il fisico Mario Rasetti in occasione dell’Italian Digital Day a Venaria Reale. Nel ricordare le enormi potenzialità offerte dal digitale nell’ambito della produzione e codificazione dei dati “attraverso le reti di comunicazione ci scambiamo e siamo nell’ordine dei 10 alla 23-24 al giorno, un numero enorme se si considera che il progetto Genoma è nell’ordine di 10 alla 12”, Rasetti ha acceso i riflettori sulla figura del data scientist: “Il mestiere del data scientist non vuol dire solo avere competenze informatiche e ingegneristiche. Si tratta di una nuova disciplina multidisciplinare e di una filosofia per compiere un percorso che punta a cercare il valore vero dei dati”.
Tre gli step per traguardare l’obiettivo secondo lo scienziato italiano: “Il primo passo è estrarre informazioni dai dati, informazioni spesso organizzate in maniera “rumorosa” e infetta da errori. Il secondo passo è estrarre conoscenza dalle informazioni. E poi c’è la fase di sintesi che consiste nel fornire strumenti a chiunque debba prendere decisioni”. Secondo Rasetti “la scienza dei dati si appresta a rivoluzionare il mondo in cui viviamo soprattutto nle mondo della sanità, ma bisogna arrivare a una standardizzazione. E per questo la figura del data scientist diventa fondamentale”.