Lo smart manifacturing sta vivendo in Italia in momento di fermento. Le imprese Italiane hanno iniziato a investire in tecnologie come Internet of Things, Big Data e Cloud computing, sistemi di produzione automatizzati (Advanced automation), dispositivi wearable e nuove interfacce uomo/macchina (Advanced Human Machine Interface) o stampa 3D (Additive manufacturing). Elementi che indicano con chiarezza il fatto che in Italia è ormai scattata l’ora della quarta Rivoluzione industriale, quella caratterizzata dall’innovazione digitale nei processi dell’industria, che rappresenta la chiave per la competitività del comparto manifatturiero del futuro.
Sono i dati che emergono dalla prima ricerca dell’osservatorio Smart Manifacturing della School of management del Politecnico di Milano, che ha individuato 135 aplicazioni attualmente già adottare da 43 aziende manifatturiere nel nostro Paese. Lo studio è stato presentato questa mattina nel corso del convegno “La competitività della manifattura passa dal digitale” che si è tenuto nell’arteneo milanese.
L’accelerazione italiana però rimane meno decisa rispetto a quella che si sta registrando in altri Paesi, frenata da ostacoli di contesto, culturali, organizzativi e dalla capacità di offerta, in uno scenario internazionale in cui diversi Governi hanno già varato piani per la digitalizzazione del comparto. L’Italia, che è il secondo Paese manifatturiero d’Europa, ha bisogno – secondo quanto emerge dalla ricerca – di un programma nazionale dedicato per lo meno vicino a quello sviluppato In Germania: “un programma – si legge in una nota del Polimi – di cui si inizia a parlare solo ora e la cui assenza è stata solo in parte mitigata da progetti di ricerca di stampo consortile sviluppatisi dal basso”.
“Lo Smart Manufacturing è la strada fondamentale per il rilancio dell’industria italiana – dice Alessandro Perego, co-responsabile scientifico dell’osservatorio Smart Manufacturing – perché consente di far lavorare in modo più intelligente e ‘connesso’ le risorse dei processi industriali, portando efficienza, velocità e flessibilità, elementi di cui le imprese manufatturiere hanno bisogno per recuperare competitività. A più alto livello, consente di innovare il modo di produrre ed anche i prodotti stessi. L’Italia deve comprendere a fondo questo paradigma per farne una freccia al proprio arco”.
“Lo Smart Manufacturing è destinato a diventare il paradigma della manifattura del futuro – afferma Andrea Sianesi, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Manufacturing -. Grazie ad alcune tecnologie digitali innovative le industrie saranno capaci di maggiore interconnessione e cooperazione tra le proprie risorse e ciò cambierà in modo drastico l’efficienza e la competitività, cancellando vincoli fino ad oggi insormontabili con ripercussioni profonde sui processi e sulle possibilità di business. Gli ambiti applicativi sono molto ampi: si va dagli Smart objects per la tracciatura dei processi ai Big Data a supporto della gestione della qualità, dall’advanced automation nella logistica interna alle piattaforme cloud dedicate alla collaborazione nei processi esecutivi”.
“La ricerca, pur rivelando un buon fermento anche in Italia, mostra come nel nostro Paese ci sia ancora molta strada da compiere da parte delle aziende utenti, dei fornitori e anche delle istituzioni – aggiunge Marco Taisch, co-responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Manufacturing – Spiace osservare come nel documento ‘Strategia per la crescita Digitale’ della Presidenza del consiglio dei Ministri neppure una riga sia dedicata al settore manifatturiero. L’auspicio è di poter contribuire con il nostro lavoro a un cambiamento sul fronte dello Smart Manufacturing, rafforzando l’industria italiana e la sua capacità di generare ricchezza e stabilità economica”.
Le 135 applicazioni censite dall’osservatorio in 43 casi analizzati fanno riferimento per la maggior parte alla Smart Execution, nella produzione, logistica, manutenzione, qualità e sicurezza & compliance, in particolare grazie a tecnologie mature come Internet of Things e Big Data, mentre il Cloud Manufacturing ed l’Advanced Human Machine Interface si candidano per diventare le prossime tecnologie di riferimento. “Una grande ricchezza applicativa – spiega la nota dell’osservatorio – si trova anche nell’area della Smart Integration, ovvero in quei processi che interagiscono fortemente con il mondo della fabbrica, come new product development, suppliers relationship management e i product lifecycle management. In particolare, le tecnologie più mature sono IoT e Big Data a supporto dello sviluppo nuovo prodotto e del Product Lifecycle Management”.
Il grande assente in Italia, come anche all’estero, emerge dalla ricerca, è lo smart planning, i processi cioè di production & distribution planning, inventory management e supply chain event management, in cui il potenziale appare ancora latente, soprattutto per la gioventù del fenomeno smart manufacturing: “una volta che le tecnologie smart avranno permeato il processo manifatturiero e i sistemi di condivisione dei dati – emerge dallo studio – l’innovazione delle logiche di pianificazione sarà inevitabile”.
“La situazione dello Smart Manufacturing in Italia mostra luci e ombre – commenta Giovanni Miragliotta, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Smart Manufacturing -. I dati su oltre 75 applicazioni operative e altre 50 in fase sperimentale permettono di dire che le medie e grandi imprese italiane sono già attive su questo tema. Tuttavia emerge l’assenza di una visione strategica, sia a livello di singola impresa sia di Paese. Fare Smart Manufacturing non è adottare questa o quella tecnologia, ma saper ‘orchestrare’ il digitale per trasformare i processi industriali come è accaduto nel terziario avanzato”.
L’indagine dell’Osservatorio realizzata all’estero (analizzate 59 applicazioni di Smart Technologies su un campione di 55 aziende) rivela come nel mondo lo Smart Manufacturing sia un fenomeno ben recepito, dagli Stati Uniti all’Europa fino alle potenze manifatturiere asiatiche, con prevalenza di applicazioni nei comparti automotive, aerospaziale/difesa e metalmeccanico. Anche all’estero prevale l’area Smart Execution, a cui appartiene oltre l’80% dei casi rilevati, mentre le applicazioni di Smart Integration appaiono numericamente più esigue.
“L’adozione dello Smart manufacturing porta benefici tangibili alla imprese – prosegue Miragliotta – nelle aziende con applicazioni di Smart technologies abbiamo registrato un’ampia soddisfazione in merito al rapporto tra costi e benefici dell’innovazione. E soprattutto si apre la possibilità di disegnare i processi in modo nuovo, superando limiti storici di acquisizione delle informazioni e di cooperazione tra attori e risorse”.
Nello scenario internazionale, “lo smart manufacturing nel mondo nasce dai grandi programmi di innovazione digitale attraverso cui i paesi manifatturieri definiscono strategie, roadmap e criteri di unificazione attorno a cui sviluppare l’industria del futuro – si legge nella ricerca – Il Governo tedesco è stato il primo a livello mondiale a definire una strategia nazionale a sostegno della digitalizzazione della manifattura nel 2011. Nel 2012, negli Stati Uniti costituisce la Smart Manufacturing Leadership Coalition (SMLC), organizzazione privata no profit per favorire la collaborazione tra aziende, enti di ricerca, università e organizzazioni di produttori nella ricerca e nello sviluppo di standard, piattaforme e infrastrutture per l’adozione dello Smart Manufacturing. Il Regno Unito sta lavorando con l’iniziativa “High value Manufacturing”, all’interno del proprio programma nazionale. Anche in Italia si è formata nel 2012 un’associazione senza fini di lucro denominata “Cluster nazionale Fabbrica intelligente”, che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di sviluppare ed indirizzare la trasformazione dell’industria, coinvolgendo imprese, università, centri di ricerca e associazioni di varia natura. Il cluster ha definito una roadmap per l’Italia, e tra le direzioni tracciate la roadmap prende in considerazione anche l’innovazione digitale”.
“Considerando però che l’Italia eè la seconda manifattura europea e che il comparto manifatturiero rappresenta con il suo indotto il 20% della ricchezza del Paese, sarebbe auspicabile da parte delle istituzioni un’attenzione su questi temi simile a quella dimostrata dall’esecutivo tedesco con il suo programma nazionale – conclude Miragliotta – L’Osservatorio ha anche l’obiettivo di sensibilizzare ulteriormente le imprese, i fornitori di tecnologia e le istituzioni verso un programma di intervento che goda poi del supporto dell’esecutivo”.