L’APPROFONDIMENTO

Tlc e cloud, in Europa stesse regole? Ecco gli impatti potenziali



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In un corposo paper Analysys Mason prende in esame la proposta contenuta nel Libro bianco Ue sulle infrastrutture digitali che prevede di includere i servizi cloud fra quelli regolamentati come per il settore delle telecomunicazioni. Secondo gli analisti è necessaria una valutazione molto approfondita: si rischiano costi crescenti per i fornitori con un effetto boomerang sugli investimenti

Pubblicato il 30 set 2024



Europa – Commissione Ue – Unione europea – Bruxelles

Se l’Unione Europea decidesse di estendere la regolamentazione ai servizi cloud, come ventilato nel white paper sul futuro dell’infrastruttura digitale in Europa, dovrebbe condurre una valutazione d’impatto dettagliata. I potenziali impatti per i provider cloud e di telecomunicazioni europei e per gli utenti finali in entrambi i settori potrebbero infatti essere importanti.

Ad affermarlo è una corposa analisi di Analysys Mason, secondo la quale, nel caso, “i provider cloud europei potrebbero dover affrontare costi più elevati e incentivi ridotti per gli investimenti in Europa”. “La concorrenza nel settore delle telecomunicazioni – scrive il report – potrebbe essere distorta a favore degli operatori più grandi, che hanno sostenuto la regolamentazione dell’interconnessione IP come un modo per ottenere pagamenti per terminare il traffico Internet ai loro abbonati. Alla fine, questi effetti danneggerebbero le imprese europee, compromettendo la loro capacità di adottare e beneficiare dei servizi cloud e di intelligenza artificiale (AI), il che sarebbe controproducente per l’agenda digitale europea e la sua capacità di innovare attraverso la tecnologia”.

L’ipotesi Ue: includere il cloud nella regolamentazione tlc

L’approfondimento di Analysys Mason nasce per affrontare la questione, sollevata dalla Commissione Europea (CE) nel suo recente white paper, della possibile convergenza tra i settori del cloud e delle telecomunicazioni, al punto da giustificare una regolamentazione comune. In particolare, la Commissione europea delinea l’opzione di espandere il quadro normativo dell’Unione europea in materia di telecomunicazioni per includere i servizi cloud. Analysys Mason ha esaminato la questione da una prospettiva tecnica, legale ed economica, considerando la storia del settore delle telecomunicazioni e lo scopo per cui il quadro normativo delle telecomunicazioni è stato costruito e implementato.

I vantaggi del cloud

I servizi cloud consentono alle aziende europee di accedere a blocchi di tecnologia informatica che funzionano su un’infrastruttura distribuita. I servizi cloud pubblici sono progettati per essere utilizzabili in tutti i settori, attraverso interfacce di programmazione delle applicazioni (Api) comuni. Questi servizi sono sostenuti da un’infrastruttura distribuita a livello globale e connessa tramite ampi collegamenti di rete privati. Le imprese europee traggono vantaggio dai servizi cloud dal punto di vista finanziario, perché possono accedere a risorse informatiche estese con investimenti iniziali e rischi limitati. Ne traggono vantaggio dal punto di vista operativo, perché possono accedere a blocchi informatici all’avanguardia, che poche aziende sono state in grado di procurarsi e accedere in modo dedicato.

Una “convergenza” ancora prematura

Le aziende utilizzano i servizi cloud attraverso molti fornitori indipendenti di software (Isv) che offrono software su piattaforme cloud. Tra questi vi sono gli operatori di telecomunicazioni, che utilizzano servizi basati sul cloud offerti da una serie di fornitori, la maggior parte dei quali offriva software on-premise da decenni. Gli operatori di telecomunicazioni hanno iniziato a migrare parte dell’IT non di rete su piattaforme cloud pubbliche, ma la migrazione dell’IT di rete rimane molto limitata (meno dell’1% dei carichi di lavoro, secondo alcune stime), senza un chiaro slancio verso un maggiore utilizzo del cloud pubblico per le funzioni di rete. Secondo Analysys Mason, le affermazioni sulla “convergenza” sono quindi, nella migliore delle ipotesi, premature e al momento largamente imprecise. I fornitori di cloud e i clienti dipendono effettivamente dalla connettività per poter lavorare insieme, ma è probabile che gli operatori di telecomunicazioni rimangano ampiamente indipendenti dai fornitori di cloud nel contesto della gestione della loro rete. Quando migreranno le funzioni di rete verso il cloud pubblico, lo faranno utilizzando soluzioni di rete definite dal software fornite da fornitori come Nokia ed Ericsson, basandosi sugli stessi servizi cloud disponibili per tutte le altre aziende.

La normativa tlc in Europa e il caso cloud

La normativa sulle telecomunicazioni (ora disciplinata dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, Eecc) riflette una storia di monopoli controllati dallo Stato e la decisione politica di sostenere la liberalizzazione del mercato e la concorrenza. Ciò si è tradotto in un regime normativo ex-ante fortemente favorevole alla concorrenza, che ha richiesto alle autorità nazionali di regolamentazione (Anr) di esaminare specifici mercati rilevanti e di imporre rimedi agli operatori con un significativo potere di mercato, oltre alle condizioni generali di autorizzazione. L’interconnessione tra gli operatori di telecomunicazioni era e rimane soggetta a regolamentazione, a testimonianza dell’importanza degli effetti di rete diretti nei mercati tradizionali delle telecomunicazioni, in particolare nella telefonia.

Il settore del cloud è invece relativamente nuovo, altamente innovativo e dinamico, con molti fornitori che competono per i clienti in modi diversi. Gli effetti di rete diretti sono in gran parte assenti, ma le economie di scala sono forti e non sono vincolate dai confini nazionali. Il settore è già soggetto a vigilanza attraverso il diritto europeo della concorrenza ed è stato recentemente incluso nell’ambito di applicazione di nuove normative, tra cui la legge sui dati, la legge sul mercato digitale (per i fornitori più grandi), la legge sui servizi digitali e la revisione della direttiva sulla sicurezza delle reti e delle informazioni (NIS2). Le autorità garanti della concorrenza si sono interessate alle dinamiche concorrenziali legate ai servizi cloud e hanno evidenziato alcune preoccupazioni relative alle tariffe di uscita, alle barriere al passaggio ad altri servizi e alle pratiche di licenza del software. Se, dopo aver testato questi nuovi strumenti, vengono identificate delle preoccupazioni a livello normativo, le autorità di regolamentazione dovrebbero cercare di porvi rimedio attraverso misure proporzionate e giustificate, soggette a una valutazione d’impatto dettagliata: l’EECC non è stato costruito per questo scopo e sembra altamente improbabile che possa essere efficace, giustificato e proporzionato per affrontare questi potenziali problemi residui.

I rischi di un’espansione della regolamentazione

L’espansione della regolamentazione delle telecomunicazioni ai servizi cloud potrebbe avere effetti controproducenti per l’agenda digitale europea, secondo Analysys Mason. “L’inclusione dei fornitori di servizi cloud e Cdn (Content Delivery Network) nel quadro regolamentare delle telecomunicazioni comporterebbe costi aggiuntivi e complessità operative, scoraggiando ulteriori investimenti e centralizzando l’infrastruttura digitale in poche grandi città e Paesi – afferma l’analisi -. Questo scenario penalizzerebbe in particolare i Paesi membri più piccoli, dove la domanda potrebbe non giustificare l’onere regolamentare”.

Inoltre, la regolamentazione nazionale frammentata aumenterebbe i costi di conformità e ridurrebbe la qualità dei servizi, con effetti negativi per le imprese europee che utilizzano servizi cloud e Cdn. Questo potrebbe rallentare l’adozione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, e distorcere la concorrenza nel settore delle telecomunicazioni. Inoltre, l’aumento dei costi di interconnessione IP e la regolamentazione delle reti private dei fornitori cloud creerebbero ulteriori complicazioni. Le piccole Isp (Internet Service Provider) sarebbero svantaggiate rispetto alle grandi, che potrebbero imporre tariffe di terminazione IP elevate, ricreando squilibri competitivi storici.

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