Quando si parla di cloud computing si pensa ad applicazioni industriali, economiche, del flusso di lavoro aziendale. Ma ci sono anche altri aspetti che rilevano, soprattutto perché toccano mercati molto ricchi come quello dei videogiochi valutato circa 150 miliardi di dollari l’anno.
L’idea è quella del gioco via cloud che permetterebbe, in condizioni di banda sufficiente, di rivoluzionare il mercato dell’intrattenimento videoludico. Potrebbe essere una rivoluzione, ma non è per domani. Il cloud in questo settore ne ha ancora molta di strada da fare. Niente gioco 4K ,ad altissima risoluzione (quattro volte quella del video Full HD, per intendersi) perché i televisori e i personal computer di oggi non hanno accesso a una banda passante sufficientemente larga per avere l’equivalente di Netflix o dell’italiana Chili nel settore dell’intrattenimento videoludico. E non solo.
Come ha spiegato in queste ore al Computex di Taiwan Hen-Hsun Huang, Ceo di Nvdia, produttore di schede video utilizzate per la decompressione in tempo reale dei filmati ma anche per animare poligoni in 3D, lo streaming dei giochi tramite la rete non è semplice come il video in formato 4K e richiede cambiamenti infrastrutturali che verrano portati avanti in maniera progressiva nei prossimi anni. A breve, niente gioco 4K dalla rete.
Al giorno d’oggi invece lo stato dell’arte è il sistema di streaming d videogiochi a 1080p e 60 fotogrammi al secondo tramite i servizi di giochi all’avanguardia come ad esempio Grid di Nvidia. In ogni caso, la strada del gioco via cloud è ancora più aperta perché, a differenza dei modelli tradizionali, permette di cliccare e iniziare a giocare senza tempi morti o quasi, e favorisce con un ritardo minimo anche il multiplayer online, una delle modalità di gioco “sociale” più diffuse al mondo.