LA RICERCA

Coding, donne più brave ma discriminate

Lo rileva uno studio del California Institute of Technology: più accettato il loro lavoro rispetto a quello dei colleghi maschi, ma soltanto se l’identità viene nascosta

Pubblicato il 16 Feb 2016

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La discriminazione nei confronti delle donne, già dimostrata in diverse discipline scientifiche, c’è anche nella programmazione informatica. A rilevarlo uno studio coordinato dal California Institute of Technology, secondo cui le programmatrici risultano più brave dei colleghi maschi, ma solo se la loro identità è nascosta.

I ricercatori hanno analizzato oltre 1,5 milioni di utilizzatori di GitHub, una piattaforma “open source” per lo sviluppo di programmi informatici in cui contributori anonimi possono suggerire modifiche o aggiunte. Il 78,6% dei suggerimenti fatti da donne risulta accettato, scrivono i ricercatori nell’articolo che al momento è in attesa di pubblicazione, mentre per i programmatori uomini l’accettazione è risultata del 74,6%. Se si analizzano i dati per i contributori non abituali, sottolinea lo studio, si trovano le prove della discriminazione.

Il tasso di accettazione per le donne è del 71,8% se non rivelano la propria identità, mentre scende al 62,5% quando invece il genere è identificabile. “I nostri risultati – conclude l’articolo – suggeriscono che sebbene le donne su GitHub sono più competenti, la discriminazione di genere esiste”.

La questione era stata evocata la scorsa estate anche da Isis Wenger, programmatrice della Slicon Valley, che per denunciare gli stereotipi aveva lanciato l’hashtag #ilooklikeanengineer (ho l’aspetto di un ingegnere) a cui hanno aderito migliaia di donne nel mondo.

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