Il digitale può diventare uno straordinario strumento per raggiungere la parità di genere. E l’Italia ha un urgente bisogno di accelerare se consideriamo che il nostro Paese è al 25° posto tra 28 Paesi europei ben 12 posizioni sotto la media europea e davanti soltanto a Grecia, Romania e Bulgaria. Secondo lo studio “Il divario digitale di genere”, realizzato da Università Bocconi e Plan International con il supporto di UniCredit Foundation, nelle professioni legate al cloud computing sono uomini l’83% dei lavoratori, nell’ingegneria l’81% e nel data engeneering il 69%. Questo succede benché sia gli uomini che, soprattutto, le donne percepiscano la tecnologia come un’opportunità, evidenzia lo studio.
In questo contesto si iniziano a delinare le strategie del governo Draghi per contribuire a colmare il gap. Le prime azioni le ha annunciate il ministro della Transizone digitale, Vittorio Colao, in un webinar sull’occupazione femminile, organizzato da Le Contemporanee, Fuori Quota e Soroptimist International d’Italia: diffusione delle Stem, impegno delle aziende e smart working “equilibrato”.
Secondo Colao le azioni devono riguardare in primis la formazione. “E’ giusto dare incentivi alle ragazze che studiano materie Stem ma penso che si debba partire presto, sin dalle prime scuole superiori – ha spiegato – La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa sta lavorando con un intervento nella prime fase di scuola secondaria per sensibilizzare di più verso queste materie”.
In questo senso cruciale diventa spendere in maniera efficace i fondi europei. “ Nel Pnrr ci saranno risorse dedicate alla parte educativa nella parità di genere – ha annunciato Colao – Valorizzare l’impatto di genere che non diventi l’ennesimo esercizio su carta. Facciamolo diventare un esercizio di sostanza, con un approccio numerico e quantitativo. Nel Pnrr avremo risorse dedicate alla parte educativa”.
I progetti del Pnrr verranno infatti analizzati anche tramite l’impatto di genere, ha ricordato il ministro. “Quanto alle Valutazioni di impatto di genere, le Vig – ha evidenziato – direi di farle ma in modo asciutto, chiaro, con belle tabelle. Deve essere qualcosa di molto rigido, se non si misura c’è solo una trasparenza formale che non porta a risultati”.
Sul fronte dell’impegno delle aziende, il ministro ha auspicato che “i siti di ogni società e di ogni ente riportino in modo chiaro le percentuali dei ruoli ricoperti dalle donne a tutti i livelli“.
Focus infine sullo smart working. “Ci siamo abituati allo smart working – ha evidenziato Colao – ma sono stati uccisi dei confini fra lavoro e vita privata. Dobbiamo fare opera di formazione culturale dei capi perché c’è la tentazione di sfruttarlo, e pagano le donne“.