Come è dura vita del Cio tra crisi e ripresa

I Chief Information Officer riconoscono l’importanza dell’hi-tech per uscire dalla recessione ma lamentano l’assenza di budget dedicati

Pubblicato il 02 Ott 2009

In un momento di innegabile difficoltà economica, in cui molte
imprese hanno bloccato investimenti IT già programmati, come
interpretano i Cio (Chief Information Officer) il loro ruolo? Quali
sono le prossime sfide da affrontare, i freni all'innovazione
da togliere, le priorità da mettere in agenda? A rispondere a
queste domande l’ultima survey di Csc, società fornitrice di
soluzioni e servizi IT innovativi, che ha censito i responsabili
informatici di 100 importanti aziende europee. italiani. Il dato,
non solo numerico ma di strategia, emerso con forza dal Barometro
Cio è relativo all’importanza dell’innovazione come driver
della crescita dell’azienda e della sua capacità di
innovare.

Per l'86% degli intervistati, infatti, la funzione dei sistemi
informativi è una leva per l'eccellenza operativa
dell'azienda e 3 manager su 4 sono convinti che la loro
funzione determini valore attraverso l'uso delle nuove
tecnologie. “Inoltre la funzione dei sistemi informativi
contribuisce alla definizione della strategia aziendale per
l'83%, supporta il cambiamento (per il 76%) e accelera
l'innovazione (per il 73%)”, si legge nel report.

In un contesto siffatto i Cio hanno identificato le maggiori sfide
per il futuro. Prima fra tutte l’ottimizzazione dei processi IT e
sviluppo delle best practices fondamentale per il 93% degli
intervistati, la razionalizzazione delle infrastrutture (91%) e
l’ottimizzazione della sicurezza (84%). L’implementazione di
nuovi applicativi è invece prioritaria per l’ 83% dei
manager.

Quali sono invece i freni ai processi innovativi? Per il 67% degli
intervistati l'innovazione è bloccata dagli alti costi e
dall'assenza di budget dedicato; per il 62%, dalla complessità
degli applicativi esistenti in azienda e per il 51%
dall'eccesso di tempo e di risorse necessarie per soddisfare le
richieste quotidiane degli utenti interni. “Un ostacolo
importante deriva dal fatto che l'azienda ancora non percepisca
a pieno l'IT come un volano dell'innovazione – specifica
la survey -. Il ricorso all'outsourcing è visto positivamente,
con un impatto certo sullo sviluppo dell'innovazione, un
miglioramento della qualità dei servizi e una riduzione dei
costi”

Per affrontare la crisi, poi, il Cio deve contribuire a rafforzare
il valore e il posizionamento dell'azienda sul mercato. In
particolare, per l'82% il contenimento dei costi del sistema
informativo si ottiene ottimizzando i servizi di supporto,
diminuendo i costi di manutenzione degli applicativi e
razionalizzando il patrimonio informativo (per il 69%),
standardizzando e ottimizzando le infrastrutture (per il 67%). Il
miglioramento dei tempi di sviluppo è un ulteriore obiettivo (per
il 52%).

Dopo la crisi, gli investimenti. Nel prossimo futuro, secondo i Cio
gli investimenti si focalizzeranno principalmente
sull'integrazione dei sistemi informativi per l’84% dei Cio,
sulla convergenza tra le applicazioni web e gli altri
applicativi/reti esistenti per l’80%. “Il 73% pensa di
investire sulle architetture orientate ai servizi, mentre il 72% lo
farà sul consolidamento e sulla virtualizzazione delle
infrastrutture – specifica il testo -. Infine il 63% lo farà
sull'implementazione di soluzioni gestionali”.

Ma per garantire l'eccellenza operativa i manager informatici
dovranno superare numerose sfide nell'ambito delle risorse
umane: in particolare dovranno accrescere le competenze interne in
materia di nuove tecnologie (75%) e affrontare le difficoltà
legate alla gestione delle carriere (73%).

Altra sfida importante è quella relativa Green IT. Il 67% è
convinto che per realizzare una politica aziendale improntata sul
Green IT non basta ridurre i consumi energetici; per il 95% degli
intervistati, infatti, bisogna partire dall'abbattimento della
quantità di carta stampata, ma è importante anche la sostituzione
dei componenti in un’ottica di riciclaggio (per il 58%) e la
scelta di fornitori rispettosi dell'ambiente (per il 52%). Nel
medio-lungo periodo il 35% intravede la necessità di costruire
edifici verdi valutando anche l'impatto ambientale dei nuovi
progetti (per il 31%).

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