L’incumbent italiano ha molte leve per difendere la sua posizione di mercato e il regolatore può avere in passato sofferto di una “asimmetria” informativa sull’ioperatore dominantet, ma “l’autorità ha contenuto gli effetti negativi” delle tendenze anticoncorrenziali e “ha affinato il suo intervento”. Si è espresso così il commissario Agcom Antonio Preto presentando oggi il libro “La concorrenza negata. I comportamenti strategici nella telefonia fissa” (editore Vita e Pensiero) di Enzo Pontarollo e Paolo Gerli che porta avanti una precisa tesi: Telecom Italia avrebbe messo in atto una precisa strategia per ostacolare i concorrenti.
La maggior “attenzione” dell’Agcom si può leggere, a detta di Preto, anche nell’apertura degli armadi di strada nella nuova fase tecnologica che sta arrivando: quella del fiber to the cabinet. Un’apertura che è merito proprio dell’impostazione regolatoria “voluta anche da Maurizio Dècina prima che si dimettesse da commissario Agcom”, ha tenuto a precisare Preto. Tant’è vero che “ci sono passi avanti verso la condivisione degli armadietti Telecom o l’apertura di armadietti vicini da parte degli altri operatori”. Secondo Preto “siamo a un metro dal traguardo e invito gli operatori a non fermarsi. Se non sarà il tavolo tecnico a superare il traguardo sarà l’Autorità a prendere la decisione”.
Quanto al modello regolatorio, secondo Preto “le esperienze estere ci insegnano che il processo per arrivare alla equivalence of input è lungo e costoso e può andare a scapito della qualità finale”. Il commissario Agcom ha spiegato che “l’autorità lavorerà sicuramente su una ridefinizione del modello di equivalence of output, con una nuova strategia per rispondere all’eventuale strategia anti-concorrenziale dell’incumbent”. Occorre anche “una sana collaborazione tra i vari operatori, che è funzionale alla concorrenza e agli investimenti nelle nuove reti”, ha concluso Preto.
“Per il momento, al fine di garantire la parità di accesso degli operatori alternativi alla rete di Telecom Italia basta l’equivalence of output, da migliorare secondo le indicazioni del presidente dell’Autorità di vigilanza sulla rete”, ha ribadito il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani.
Il libro di Pontarollo e Gerli individua le leve strategiche usate dall’ex monopolista per difendere la propria posizione, con le risultanti reazioni del regolatore che cerca di arginare (e in alcuni casi ha sanzionato) il comportamento dell’incumbent.
“Molti dei comportamenti descritti nel libro non mi sembrano abusi: Telecom Italia si è di solito mossa entro quanto consentito dalle regole”, ha obiettato Antonio Sassano, presidente dell’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Telecom Italia. “Il nodo è non ostacolare l’infrastrutturazione degli altri operatori e consentire a tutti di massimizzare gli investimenti, ma ssicurare anche effettive condizioni di parità fra tutti gli attori in campo”.
“Il più importante dei comportamenti strategici per negare la concorrenza messi in atto dall’incumbent è la leva verticale”, è stato il commento di Sandro Frova, professore ordinario di Finanza aziendale, Università Bocconi. “Ma anche gli Olo avrebbero potuto far di meglio, per esempio alleandosi”.
Al dibattito sul libro è seguita una tavola rotonda con un confronto tra gli operatori moderata dal direttore del Corriere delle Comunicazioni Gildo Campesato, che ha riportato il discorso sulle Ngn: sono una minaccia o un’occasione per gli Olo? E con quali regole va affrontato lo sviluppo delle nuove reti? Per Liliana Alvarez Suarez, direttore Affari regolatori di BT Italia, “la fibra è un’opportunità per tutti, ma vista la presenza di un operatore verticalmente integrato, è necessaria una conoscenza perfetta della rete di accesso dell’incumbent”. Questo serve anche a calcolare a monte quali sono i costi di questa rete, per sapere poi a quale prezzo si può vendere.
“L’Ngn non esaurisce tutta l’attività di un operatore: ci sono anche le relazioni con l’incumbent, in particolare nell’attivazione e nell’assistenza tecnica, e qui si possono creare dei problemi. Le aree grigie di co-gestione andrebbero eliminate, gli operatori vogliono il controllo end-to-end per assicurare la qualità dei proprio prodotti”, ha detto Alberto Calcagno, amministratore delegato Fastweb.
Per Maria Luisa Cesaro, Head of Competition and Regulation di Vodafone Italia, il fattore tempo è fondamentale per garantire una concorrenza sostenibile nel lungo periodo: “La rapidità dell’implementazione delle regole e la parità di condizioni sono fattori essenziali per la concorrenza”.
“La concorrenza ha tempi istantanei e se vi sono elementi di rallentamento si crea uno svantaggio per alcuni”, ha ribadito Romano Righetti, vice direttore generale di Wind. “Ora è importante che l’Authority ricrei le condizioni per una concorrenza efficace, con regole certe e condivise. Così si favoriscono gli investimenti, come dimostra il mercato mobile”.
A chiudere il dibattito, Francesco Nonno, responsabile Rapporti con le Authorities nazionali di Telecom Italia: “La concorrenza funziona: in dieci anni i servizi e la scelta per i consumatori sono aumentati e i prezzi scesi. Forse lungo la ladder of investment ci sono troppi pioli: la concorrenza va spinta di più sul piano infrastrutturale, e potrebbe essere allentata su altri livelli. Gestiamo la rete fissa più profittevole d’Europa”, ha concluso Nonno, “ma questo indica solo che c’è posto per tutti per fare investimenti e profittarne. Continueremo a investire nelle nuove reti in concorrenza con gli altri operatori, ma per noi concorrenza è una parola che va pronunciata insieme a sviluppo e scelta per i consumatori”.