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Agenda digitale, Confindustria lancia l’allarme risorse. La soluzione nel Milleproroghe?

Dopo il taglio delle misure relative al rafforzamento dell’organico del ministero dell’Innovazione, il presidente di Confindustria Digitale Avenia evidenzia: “Così si compromette la realizzazione delle grandi piattaforme nazionali”. La norma spunta nella bozza di decreto legge

Pubblicato il 17 Dic 2019

Cesare Avenia

Dalla manovra al Milleproroghe. La misura sull’aumento dell’organico al ministero dell’Innovazione, stalciata dalla Presidenza del Senato, trova spazio nella bozza del maxi-provvedimento.

Nel testo del decreto legge si prevede che “per lo svolgimento delle funzioni nelle materie dell’innovazione tecnologica, dell’attuazione dell’agenda digitale e della trasformazione digitale del Paese la Presidenza del Consiglio dei ministri può avvalersi, in aggiunta al contingente di personale di un contingente di personale in posizione di fuori ruolo, comando o altra analoga posizione, prevista dagli ordinamenti di provenienza, composto da sette unità con qualifica non dirigenziale”. La era già stata proposta come emendamento al Ddl Bilancio, approvato in commissione ma poi stralciata dal maxi emendamento dalla Presidenza del Senato. Si tratta di personale altamente specializzato proveniente dai ministeri, a esclusione dei ministeri dell’Interno, della Difesa, della Giustizia, del Mef, del Miur, del personale docente educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario delle istituzioni scolastiche.

L’allarme di Confindustria

“Siamo sconcertati e fortemente preoccupati per lo stralcio dalla Legge di bilancio delle norme atte ad accelerare la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e l’attuazione dell’Agenda digitale. In questo modo si rischia di compromettere  la realizzazione delle grandi piattaforme nazionali di digitalizzazione del Paese ”. E’ quanto afferma Cesare Avenia il presidente di Confindustria Digitale riguardo alla cancellazione, avvenuta prima del voto di fiducia nell’aula al Senato, delle norme contenute nell’emendamento  del  Governo al ddl di bilancio 2020, che prevedeva  il rafforzamento dell’organico e delle competenze tecniche della Presidenza del Consiglio dedicate alla trasformazione digitale.

“A ciò si aggiunge anche il fatto grave – continua Avenia – della mancata  inclusione nel testo portato in approvazione in Aula delle norme relative a Contratto di Espansione, Fondo di Solidarietà per il settore delle Tlc e Ammortizzatori Sociali strutturali per i call center. Si tratta di misure importanti di politiche attive e passive, necessarie per accompagnare il mondo del lavoro nei processi di trasformazione digitale”.

Confindustria Digitale sottolinea il grave ritardo accumulato dal nostro Paese nell’innovazione digitale, certificato da tutti gli indici internazionali incluso il Digital Economy and Society Index (Desi) dell’Unione Europea che ci vede tuttora inchiodati alla 24° posizione sui 29 stati membri; ritardo che dovrebbe imporre una drammatica urgenza di accelerare gli sforzi, piuttosto che depotenziare la macchina che deve coordinare questi sforzi.

“Anche se crediamo che quanto avvenuto al Senato possa essere un involontario incidente di percorso – sottolinea il presidente di Confindustria Digitale – non possiamo non rilevare come da questa vicenda emerga una mancanza di attenzione nel dibattito politico per misure che avrebbero dovuto essere considerate prioritarie per sostenere il Paese sulla via della crescita e dell’innovazione”.

“Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha assunto fin dalla formazione di questo Governo un impegno forte per accelerare la trasformazione digitale del Paese  – conclude Cesare Avenia – testimoniato dalla creazione di un Ministero ad hoc e da una riorganizzazione della governance dei processi di trasformazione digitale. Confidiamo quindi in un suo impegno a intervenire a partire già dai prossimi appuntamenti legislativi per ripristinare le misure previste”.

Lo stralcio delle norme sull’Agenda digitale

La Presidenza del Senato ha “tagliato” una parte delle misure digitali previste dalla manovra 2020. Stralciate dal maxi emendamento approvato dal Senato le norme relative alla creazione di una piattaforma su cui ricevere atti amministrativi come le multe e le comunicazioni dellAgenzia delle Entrate. Stoppata anche la cambiale digitale e la tobin tax con aliquota dello 0,04% sulle transazioni finanziarie online. La presidente Elisabetta Casellati ha giudicato queste norme inammissibili per estraneità di materia dalla presidenza del Senato.

Ma soprattutto è stato cassato l’emendamento sull’aumento dell’organico destinato al ministero dell’Innovazione tecnologica.

L’ex commissario al Digitale, Diego Piacentini, nella relazione stilata alla fine del suo mandato aveva stimato un fabbisogno di almeno 500 risorse.

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