I capi di stato e governo della Ue non apriranno la porta alla ‘golden rule’ chiesta da Mario Monti sulla spesa per investimenti da non calcolare ai fini del patto di stabilita’, ma una indicazione precisa sulla ‘policy’ da seguire che accoglie la base di quel principio la faranno propria: le conclusioni del Vertice chiariscono che “deve essere prestata una attenzione particolare agli investimenti nei settori orientati al futuro aventi un nesso diretto con il potenziale di crescita dell’economa e a garantire la sostenibilita’ dei regimi pensionistici”.
“La stabilità finanziaria è un prerequisito della crescita”: con questa affermazione contenuta nell’ultima versione del documento finale che sarà varata in serata dai capi di stato e di governo, la Ue sancisce la svolta pro-crescita. Pieno riconoscimento che sostenibilita’ delle finanze pubbliche, stabilita’ finanziaria (specie dell’Eurozona) e la convergenza economica dei paesi costituiscono un trittico inscindibile. Accordo fatto su un ‘pacchetto’ di misure per la crescita per “mobilitare” 120 miliardi, ma non tutti saranno ‘freschi’ e davvero nuovi.
Il conto delle misure per la crescita è il seguente: il capitale della Bei sara’ aumentato di 10 miliardi con la novita’ che si trattera’ di capitale interamente versato (attualmente e’ effettivamente versato solo il 5% del capitale della Banca europea degli investimenti). Cio’ accrescera’ la capacita’ totale di prestito di 60 miliardi di euro all’anno per tre anni, “liberando in tal modo fino a 180 miliardi di euro investimenti supplementari ripartiti in tutta l’Unione europea compresi i paesi piu’ vulnerabili”, si legge nelle conclusioni.
In sostanza ci sara’ un effetto leva che permettera’ di attrarre capitale privati nei progetti di investimento. La ricapitalizzazione della Bei permette di mantenere la quota annuale di prestiti a quota 70 miliardi circa invece di farla cadere a quota 50 miliardi. La cifra di 180 miliardi deriva dal calcolo ‘storico’ della Bei per cui c’e’ un effetto moltiplicatore pari a 3.
I 4,5 miliardi di “investimenti supplementari” per progetti pilota nei settori chiave dei trasporti, dell’energia e dell’infrastruttura a banda larga, poggiano sull’effetto leva derivato dall’uso di 230 milioni del bilancio Ue, gia’ sbloccati dall’Europarlamento. Si tratta dei fatidici ‘project bond’, anche qui con l’obiettivo di attrarre capitale privato grazie all’effetto moltiplicatore dello stanziamento e delle garanzie europee. I restanti 55 miliardi derivano dalla concentrazione dell’uso di fondi europei gia’ previsti “destinati nel prossimo periodo a misure a sostegno della crescita”.
Il fatto che non si tratta di nuovi impegni finanziari nulla toglie alla novita’ dell’operazione, ma è evidente che la Ue gioca sull’effetto annuncio per rafforzare l’impressione che l’Unione non è sguarnita di fronte alle necessita’ della crescita. Il pacchetto da 120 miliardi di euro corrisponde circa all’1% del pil Ue: la speranza e’ che aiuti a rimettere in moto il meccanismo di crescita nel momento in cui si uscira’ dall’attuale recessione rafforzando la fiducia degli investitori.