FASE 2

Contact tracing, Wiewiorowski: “Garantire interoperabilità a livello Ue”

Il Garante europeo per la Privacy: “Bisogna avere gli stessi standard per facilitare la comunicazione tra i Paesi. L’impegno di Apple e Google sulle Api va nella giusta direzione”

Pubblicato il 08 Mag 2020

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L’interoperabilità sia la bussola delle app europee di tracciamento. In occasione di un dibattito alla commissione Affari interni del Parlamento Ue, il Garante europeo per la Privacy Wojciech Wiewiorowski ha sottolineato la necessità che i software consentano lo scambio dei dati.

“Un’unica app di tracciamento in tutta l’Ue forse non è possibile, ma si deve avere un approccio europeo, lavorare sull’interoperabilità e avere gli stessi standard –ha spiegato  Wiewiorowski – In questo senso  gli sforzi di Apple e Google vanno nella giusta direzione dell’interoperabilità, creando una comunicazione tra Paesi per le app”.

Il Garante ha ricordato che i due big tecnologici “prima che fosse annunciato il loro progetto di cooperazione per le app di tracciamento hanno presentato il loro piano a numerosi esperti e regolatori, tra cui il garante europeo per la protezione dei dati”.

Per Wiewiorowski le norme europee sulla protezione dei dati devono essere parte integrante del cammino verso la ripresa dell’Europa. “La “nuova normalità”non dovrebbe lasciare il posto all’erosione permanente dei diritti”, ha evidenziato.

Attualmente sono sette i Paesi europei che stanno lavorando sul sistema di tracciamento del contagio da coronavirus basato sulle Api di Apple e Google.

Si tratta di Austria, Estonia, Finlandia, Germania, Portogallo, Svizzera e anche l’Italia come già specificato da ministro dell’Innovazione Paola Pisano. Si sono chiamate fuori la Francia con un sistema autonomo e inizialmente l’Inghilterra, che sembra però ci stia ripensando.

Verrà utilizzato il bluetooth e l’approccio di Apple e Google, i cui sistemi operativi iOS e Android sono sul 99% degli smartphone del mondo. Questo sistema consentirà anche alle loro app nazionali di “dialogare” tra loro e gestire le infezioni quando le persone viaggeranno all’estero.

La Francia al momento sta sviluppando una soluzione indipendente, con i dati dei cittadini conservati su server centrali anzichè restare sugli smartphone degli utenti (come prevede invece il sistema Apple e Google). La Gran Bretagna inizialmente ha adottato un sistema autonomo che sta già testando sull’Isola di Wight ma, a quanto scrive il Guardian, il governo starebbe considerando l’idea di abbandonare la propria app di tracciamento in favore del modello decentralizzato dei due colossi del web, tanto che sarebbe in corso uno studio di fattibilità su tale cambiamento.

Il progetto di Apple e Google

La scorsa settimana Apple e Google hanno rilasciato una prima versione delle Api a cui gli sviluppatori “istituzionali” possono appoggiarsi per creare le app nazionali. I due big hanno fornito degli “esempi di codice” – una sorta di template preconfezionati –  e un esempio di interfaccia grafica per  definire il flusso di utilizzo dell’app.

Inoltre sono stati resi noti i i requisiti imposti agli sviluppatori per l’utilizzo delle Api. Le applicazioni dovranno essere sviluppate solo “dalle o per conto delle public health authorities”, cioè le autorità sanitarie pubbliche e l’applicazione dovrà essere unica per ogni Paese per garantire la massima adozione possibile.

Le app inoltre dovranno chiedere il permesso per accedere all’Api ovvero inviare un messaggio di autorizzazione all’utente per “entrare” nello smartphone.

Gli sviluppatori saranno inoltre obbligati a prevedere una “Chiave diagnostica”: si tratta di un codice di sblocco, fornito dall’autorità sanitaria per  innescare la catena di notifica dei contatti da parte di un utente positivo.  In pratica Immuni & co. dovranno relazionarsi con un sistema più ampio, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità o dal Ministero della Salute, che dovrà fornire un metodo di generazione delle “chiavi di positività” ai laboratori di diagnostica e agli ospedali.

Vietata la geolocalizzazione: le due aziende hanno specificato che le applicazioni non potranno in alcun modo accedere alla posizione geografica del soggetto e dovranno limitare la raccolta di dati sensibili alla “quantità minima di dati necessari”, da utilizzarsi solo ed esclusivamente ai fini del contenimento della pandemia da Covid-19.

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