Internet come diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione. Nella conferenza stampa di presentazione del dl scuola e di quello a supporto finanziario per le imprese il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sottolineto ul ruolo cruciale che la Rete gioca nelle democrazie e nelle economie moderne.
“Fosse per me inserirei una modifica alla Costituzione con il diritto all’accesso alle reti info-telematiche – ha detto Conte – Il concetto della libertà sostanziale espresso dall’articolo 3 della Costituzione prevede che la Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Oggi lo strumento di partecipazione più concreto ed efficace è l’accesso a internet. Dobbiamo fare degli sforzi, abbiamo stanziato anche dei fondi per offrire reti info-telematiche a tutti gli studenti”.
Le parole di Conte arrivano dopo anni di dibattito sulla necessità di riconoscere la Rete come diritti fondamentale dei cittadini. Ad aprire il dibattito, nel 2010, fu il giurista Stefano Rodotà: in occasione del primo Interne Governance Forum propose di inserire un articolo 21 bis.
L’articolo 21 che riconosce il diritto alla libertà di pensiero come libertà costituzionale, doveva essere integrato – nella proposta Rodotà – con il seguente: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire le violazioni dei diritti di cui al Titolo I della parte I”.
Negli anni la modifica del giurista è stata rilanciata da diversi parlamentari che presentarono proposte di riforma che andavano in quella direzione.
La Dichiarazione dei diritti di Internet
Nel luglio 2015 in Italia è stata varata la Dichiarazione dei diritti di Internet frutto del lavoro di una Commissione ad hoc presieduta dallo stesso Stefano Rodotà. La carta riconosce l’accesso ad Internet come diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale. In questo quadro “ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”, si legge nel documento. Inoltre il diritto fondamentale di accesso a Internet deve essere assicurato nei suoi presupposti sostanziali e non solo come possibilità di collegamento alla Rete. Le istituzioni pubbliche garantiscono “i necessari interventi per il superamento di ogni forma di divario digitale tra cui quelli determinati dal genere, dalle condizioni economiche oltre che da situazioni di vulnerabilità personale e disabilità”.
L’Unione Europea
Dal 2016 è in vigore il Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio recante “misure riguardanti l’accesso a un’Internet aperta e che modifica la direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica e il regolamento (Ue) n. 531/2012 relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all’interno dell’Unione. Praticamente il testo norma la neutralità della Rete e in questo senso introduce anche l’articolo 3 sul diritto degli utenti ad accedere a informazioni tramite Internet.
L’Onu
Nel 2012 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che risconosce l’accesso a Internet e la libertà di espressione online come diritti umani fondamentali. La risoluzione dice che che tutte le persone dovrebbero essere autorizzate a connettersi ed esprimersi liberamente su Internet. Il concetto era già stato affermato da un’agenzia delle Nazioni Unite, l’International Telecommunications Union (Itu), nel 2003.