La disciplina sulla copia privata ovvero l’indennizzo che chiunque importi o distribuisca in Italia Cd, Dvd, smartphone, tablet, Pc o qualsiasi altro dispositivo o supporto semplicemente idoneo ad essere utilizzato anche per la fissazione di una copia di un brano musicale o di un film deve versare alla Siae affinché lo ripartisca tra gli aventi diritto, sembra un’epopea senza fine.
Le polemiche scoppiate, nell’estate del 2014, dopo la decisione del ministro Franceschini di aumentare esponenzialmente le tariffe di uno dei “balzelli” più detestati dall’industria ICT e dai consumatori – per una volta straordinariamente compatti – fino a garantire a SIAE, per il 2015, una raccolta record destinata a sfondare la soglia del 150 milioni di euro, sono destinate a riaccendersi dopo che, lo scorso 4 maggio, l’Avvocato Generale della Corte di Giustizia Ue ha chiesto ai giudici di dichiarare “fuori legge” – anche se solo parzialmente – la disciplina italiana.
Secondo l’Avvocato generale della Corte le regole italiane sarebbero prepotentemente sbilanciate in danno di chi paga e a favore di chi incassa perché non prevedrebbero – come invece la disciplina europea impone – un meccanismo chiaro di esenzioni dall’obbligo di versare il compenso quando si vende o si acquista per scopi evidentemente professionali, né un analogo sistema di rimborsi, laddove dopo il versamento del compenso, il supporto o il dispositivo sia stato acquistato per finalità professionali. E a nulla sono valse le eccezioni della Siae e del Governo che avevano tentato di convincere la Corte della circostanza che tali meccanismi di esenzioni e rimborsi sono già presenti nel nostro Ordinamento giacché proprio la Siae è preposta alla loro gestione.
In attesa di conoscere la decisione della Corte, a leggere le conclusioni dell’Avvocato generale, sembra che l’eccezione non abbia fatto alcuna breccia: un meccanismo che affidi ad un ente come Siae il compito di governare, con assoluta discrezionalità, esenzioni e rimborsi non soddisfa i requisiti richiesti dall’Ordinamento europeo al fine di garantire l’equilibrio tra gli interessi dei titolari dei diritti e quelli degli utilizzatori. Ora non resta che attendere la decisione della Corte e vedere se i giudici faranno proprie le conclusioni dell’Avvocato generale. Se così fosse il Governo dovrà modificare la disciplina della copia privata mentre la Siae potrebbe dover rimborsare diversi milioni di euro.