Il governo si prepara ad alzare i compensi per la copia privata su pc, tablet e altri device. La novità è inserita nella bozza di decreto a cui sta lavorando il Mibact e la cui approvazione è attesa a breve. La copia privata è un compenso pensato come strumento per restituire agli autori una somma in relazione ai device in cui è possibile conservare beni protetti da diritto di autore.
Il rialzo sui computer, così come quello su smartphone e tablet oltre i 128 giga, è da 5,20 a 6,90 euro. C’è però anche qualche revisione al ribasso. Il nuovo sistema prevede infatti leggere limature per le schede Usb, schede di memoria e supporti vergini.
Il ritocco non convince l’industria. Per Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform si tratta di una “una proposta di decreto che probabilmente finirà con penalizzare l’innovazione e che va in contrasto alle abitudini dei consumatori che non ricorrono più alla copia privata per fruire dei contenuti audiovisivi”.
Tra le novità anche l’applicazione del compenso per copia privata anche sugli smartwatch per i quali è previsto un prelievo variabile tra 2,20 euro e i 5,60 euro a seconda della memoria.
Assorologi non ci sta e attacca direttamente il provvedimento. “Riteniamo doveroso manifestare vive perplessità su un sistema di prelievo oramai obsoleto – si legge in una nota – completamente superato dalla evoluzione tecnologica e dai comportamenti degli utenti in materia di fruizione dei contenuti audio/video”.
Cos’è la copia privata
La copia privata è il compenso che si applica sui supporti vergini, apparecchi di registrazione e memorie in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. In questo modo ognuno può effettuare una copia con grande risparmio rispetto all’acquisto di un altro originale oltre a quello di cui si è già in possesso. Prima dell’introduzione della copia privata, non era possibile registrare copie di opere tutelate. In Italia, come nella maggior parte dell’Unione europea è stata concessa questa possibilità, a fronte di un pagamento forfetario per compensare gli autori e tutta la filiera dell’industria culturale della riduzione dei loro proventi dovuta alle riproduzioni private di opere protette dal diritto d’autore realizzate con idonei dispositivi o apparecchi. L’entità del compenso tiene conto del fatto che sui supporti si possa registrare anche materiale non protetto dal diritto d’autore. Siae riscuote questo compenso e lo ripartisce ad autori, produttori e artisti interpreti.