Una “battaglia per tutelare il cittadino e il suo diritto costituzionalmente sancito di libertà di espressione”. E’ quella che stanno conducendo il Movimento Difesa del Cittadino (Mdc), Altroconsumo, Assintel e Assoprovider-Confcommercio che, il prossimo 20 ottobre, saranno in udienza alla Corte Costituzionale per chiedere la dichiarazione di incostituzionalità del regolamento Agcom in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica.
“Un regolamento – affermano – che consente all’Autorità di rimuovere contenuti e siti web non ritenuti idonei”. Nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale si sono costituiti, chiedendo il rigetto della questione di costituzionalità, oltre all’Avvocatura di Stato per la parte pubblica, anche Confindustria Cultura e la Siae.
Il regolamento, afferma Francesco Luongo, vicepresidente nazionale di Mdc, “è un po’ troppo sbilanciato a favore dell’industria dei contenuti. Riteniamo che i meccanismi non siano in grado di tutelare adeguatamente anche i consumatori. La nostra è una battaglia – ribadisce – per tutelare il cittadino e il suo diritto costituzionalmente sancito di libertà di espressione”. Scendendo più nel dettaglio, Luongo afferma che “in Italia si è creata una situazione particolare in cui, in mancanza di una legge, una autorità amministrativa a nostro avviso si è data arbitrariamente un potere che non è previsto e cioè quello di oscurare i siti, anche il semplice blog di uno studente, con un meccanismo che non salvaguarda le garanzie fondamentali previste dalla Costituzione”.
“Abbiamo impugnato il regolamento al Tar – continua Luongo – che ha deciso di trasmettere il fascicolo alla Corte Costituzionale, chiamata a valutare la conformità di questo regolamento amministrativo con i principi della nostra Costituzione”.
“Si tratta del primo caso in Europa in cui una normativa amministrativa che dovrebbe tutelare il copyright viene sottoposta al vaglio di una Corte Costituzionale. Con questo regolamento – osserva ancora Luongo – l’Autorità si è attribuito un potere che prima in Italia aveva solo la magistratura”. Nel caso in cui l’Agcom decida di oscurare un sito, sottolinea, non “c’è un obbligo di notifica”.
Per Luongo, inoltre, se “in via amministrativa, senza le dovute cautele, una autorità amministrativa si nomina ‘sceriffo della rete’, si torna al Medioevo”. Le associazioni dei consumatori chiedono, pertanto, “a gran voce una legge nazionale o, meglio ancora, una precisa direttiva comunitaria”, conclude il vicepresidente di Mdc.
Sulla stessa linea c’è anche Marco Pierani, responsabile delle relazione esterne di Altroconsumo, secondo cui al centro di tutto c’è “la lesione del diritto di difesa dell’utente che, in questa procedura molto veloce, non viene neanche ascoltato. C’è anche – sottolinea – una lesione del diritto dell’informazione perché il rischio è che siano eliminati dal web i contenuti di alcuni siti o interi siti”.
Ciò si traduce, più precisamente, ” in una doppia lesione del diritto d’informazione che tocca il consumatore, che è anche fornitore di contenuti, e la possibilità di accedere all’informazione stessa”. L’iniziativa portata avanti dalle associazioni “vuole essere anche stimolo ad avere un mercato più efficiente. La condivisione permessa dalla tecnologia online non è tutta una questione di pirateria”, conclude Pierani.