Italia pronta ad aderire alla direttiva copyright se garantiti diritti degli utenti del web. L’annuncio è del ministro allo Sviluppo economico, Luigi Di Maio. “Da Bruxelles ci arrivano segnali non incoraggianti ma confido che si possa trovare una soluzione che tuteli i diritti degli utenti del web garantendo al contempo i diritti degli autori – ha spiegato Di Maio – Se così dovesse essere l’Italia è pronta a fare la propria parte”.
“La priorità per l’Italia è l’eliminazione della link tax e dei filtri diretti o indiretti sui contenuti caricati dagli utenti delle piattaforme, insieme ad un allargamento delle eccezioni al diritto d’autore che consenta lo sviluppo della data economy – ha chiarito – A queste condizioni l’Italia è pronta ad aderire ad una proposta che dovesse arrivare dalla Presidenza rumena”.
“Stiamo chiedendo in sede europea il cambiamento – conclude il ministro – dei celebri articolo 11 e articolo 13 della direttiva. La rete deve essere mantenuta libera e neutrale perché si tratta di un’infrastruttura fondamentale per la libera espressione dei cittadini oltreché per il sistema Italia e per la stessa Unione Europea”.
L’articolo più contestato dell’intera direttiva è appunto l’11, che introduce la possibilità per gli editori di chiedere il pagamento per l’utilizzo anche di brevi frammenti di testo. Su questo anche i player del settore vorrebbero delle modifiche ovvero che la norma coprisse solo la riproduzione dell’opera intera, non di una porzione o di un semplice collegamento ipertestuale. C’è di più: gli Isp e le piattaforme come Google e Facebook vorrebbero che la riforma includesse un sistema di opt-out da quanto prevede l’articolo 11; in pratica le aziende dei media dovrebbero poter scegliere di non farsi remunerare dagli aggregatori, soddisfatti della visibilità che queste piattaforme garantiscono.
Sull’articolo 13, che rende gli aggregatori direttamente responsabili delle violazioni del diritto d’autore perpetrate tramite i contenuti caritati sulle loro piattaforme, le imprese del settore vorrebbero che ne fosse limitata l’applicazione a materiale audio-video e che fossero esclusi dalla responsabilità operatori come gli Isp e le piattaforme che forniscono applicazioni o infrastrutture. Si chiede inoltre di prevedere la possibilità che l’aggregatore, pur se il materiale caricato è protetto da copryright, abbia agito in buona fede. Senza misure che mitighino la responsabilità delle piattaforme Internet “i servizi online aperti non potranno operare in Europa, il rischio è troppo alto”, si legge nei commenti inviati da Google & co a Bruxelles.
Intanto in Europa è corsacontro il tempo per approvare la direttiva entro la fine della legislatura. Il 18 gennaio scorso al Consiglio dell’Unione Europea non è stata trovata una posizione comune sui due articoli più contestati, l’11 e il 13.
Undici Paesi hanno votato contro il testo di compromesso proposto dalla Romania, alla presidenza del Consiglio fino al 30 giugno: Germania, Belgio, Paesi Bassi, Finlandia e Slovenia, che si erano già opposti a una versione precedente della direttiva, così come Italia, Polonia, Svezia, Croazia, Lussemburgo e Portogallo. Il testo presentato dalla Romania, in generale, inasprisce il quadro regolamentare nei confronti delle piattaforme online.
Se la proposta di direttiva non dovesse essere approvata entro la fine dell’attuale legislatura del Parlamento, il prossimo maggio, bisognerà ripartire da zero. Ciò significa che la Commissione dovrebbe presentare una nuova proposta.