Via libera al “nuovo” copyright. Il Parlamento europeo ha dato l’ok alla proposta di direttiva sui diritti d’autore nel mercato unico digitale. Il provvedimento è stata adottato con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni.
Dopo averlo respinto il 5 giugno, gli eurodeputati avevano proposto una vasta serie di emendamenti al testo. Oggi hanno approvato alcune modifiche proposte dal relatore Axel Voss agli articoli 11 e 13 della proposta di direttiva sul copyright, che erano stati contestati in una campagna a favore della libertà di internet. Il via libera della plenaria apre ora la strada ai negoziati con il Consiglio.
Per il il vicepresidente della Commissione Ue al mercato digitale Andrus Ansip e la commissaria al digitale Mariya Gabriel il via libera alla riforma del copyright da parte dell’Europarlamento è “un segnale forte e positivo”, in quanto “ora possono incominciare le discussioni tra i colegislatori” per arrivare al testo finale della direttiva.
“Siamo pronti a iniziare a lavorare con Parlamento e Consiglio in modo che la direttiva sia approvata il prima possibile, idealmente entro la fine del 2018”, hanno detto i commissari. L’obiettivo è che il testo finale sia “equilibrato e positivo” e che consenta “una vera modernizzazione della legislazione sul copyright di cui l’Europa ha bisogno” con “benefici tangibili per cittadini, ricercatori, educatori, scrittori, artisti stampa e musei” garantendo al contempo la libertà di espressione e lo sviluppo delle piattaforme.
La posizione del Parlamento rafforza la proposta della Commissione europea in materia di responsabilità delle piattaforme e degli aggregatori riguardo le violazioni del diritto d’autore. Questo vale anche per i cosiddetti snippet, dove viene visualizzata solo una piccola parte del testo di un editore di notizie. In pratica, tale responsabilità imporrebbe a tali soggetti di remunerare chi detiene i diritti sul materiale, protetto da copyright, che mettono a disposizione. Il testo richiede inoltre espressamente che siano i giornalisti stessi, e non solo le loro case editrici, a beneficiare della remunerazione derivante da tale obbligo di responsabilità.
Allo stesso tempo, nel tentativo di incoraggiare le start-up e l’innovazione, il testo esclude esplicitamente dalla legislazione le piccole e micro imprese del web.
I deputati hanno introdotto nuove disposizioni che hanno lo scopo di non ostacolare ingiustamente la libertà di espressione che caratterizza Internet. Pertanto, la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a “parole individuali” come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright.
Qualsiasi misura adottata dalle piattaforme per verificare che i contenuti caricati non violino le norme sul diritto d’autore dovrebbe essere concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright. Le stesse piattaforme dovranno inoltre istituire dei meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano di presentare ricorsi contro una ingiusta eliminazione di un contenuto.
Il testo specifica che il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, sarà automaticamente escluso dall’obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright.
Il testo del Parlamento rafforza la posizione negoziale di autori e artisti consentendo loro di “esigere” una remunerazione supplementare da chi sfrutta le loro opere, nel caso il compenso corrisposto originariamente è considerato “sproporzionatamente” basso rispetto ai benefici che ne derivano. Tali benefici dovrebbero includere le cosiddette “entrate indirette”.
Le misure approvate consentirebbero inoltre agli autori e agli artisti di revocare o porre fine all’esclusività di una licenza di sfruttamento dell’opera, se si ritiene che la parte titolare dei diritti di sfruttamento non stia esercitando tale diritto.
“Con il voto di oggi il Parlamento europeo ha dimostrato la sua determinazione a proteggere l’inestimabile patrimonio di cultura e creatività che rappresenta la nostra stessa identità – commenta il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani – Autori, artisti, designer, stilisti, giornalisti, scrittori, e tutto l’indotto e i posti di lavoro generati grazie al loro genio e investimenti, devono essere difesi da diffusioni e riproduzione non autorizzata. Ogni anno la violazione di diritti d’autore online costa migliaia di posti lavoro e miliardi di Pil all’Europa”.
“Il Parlamento chiede che il diritto d’autore sia tutelato fuori e dentro il Web, che non può rappresentare una zona franca dove tutto è permesso. I giganti della Rete, che pagano nell’Unione tasse irrisorie trasferendo ingenti guadagni negli USA o in Cina, non possono arricchirsi a spese del lavoro e degli altri – dice – Vogliamo anche salvaguardare l’indipendenza e la qualità dei media, garantendo ai giornalisti la giusta remunerazione per il loro lavoro, che non può essere diffuso gratis dalle piattaforme per sottrarre pubblicità ai media stessi. Questo è l’unico modo per assicurare una effettiva libertà di stampa e un contrasto serio alle fake news”.
Per Tajani non ci sarà nessuna nessuna limitazione della libertà di espressione. “Wikipedia e tutti gli utilizzi di contenuti a fini educativi sono esplicitamente esclusi dalla direttiva – spiega – Così come l’uso privato dei contenuti via Tinder, eBay o Dropbox. Esclusi anche gli utilizzi per parodie (memes), critiche, hyperlinks e i servizi di cloud individuali, start up e Pmi. La direttiva chiede semplicemente alle piattaforme di essere responsabili della violazione di regole che già esistono per tutti nel mondo reale. Così come non si può entrare in un negozio e rubare libri o Dvd, allo stesso modo non è permesso diffondere online a scopo commerciale contenuti protetti da diritto d’autore”.
LE REAZIONI
Ci va giù duro il ministro de Lavoro e Sviluppo economico, Luigi Di Maio, nel commentare il voto di Strasburgo. “Una vergogna tutta europea: il Parlamento Europeo ha introdotto la censura dei contenuti degli utenti su Internet. Stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell. Rispetto all’ultimo voto di Strasburgo in cui non fu dato il via libera al testo finale, le lobby hanno avuto il tempo di lavorare e influenzare gli europarlamentari, i quali hanno deciso di ricredersi – commenta il ministro – D’ora in poi, secondo l’Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori”.
“Con la scusa di questa riforma del copyright – tuona il capo politico del M5S – il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva. Oltre all’introduzione della cosiddetta e folle ‘link tax’, la cosa più grave è l’introduzione di questo meccanismo di filtraggio preventivo dei contenuti caricati dagli utenti. Per me è inammissibile”.
“La rete deve essere mantenuta libera e indipendente ed è un’infrastruttura fondamentale per il sistema Italia e per la stessa Unione europea – avvisa il vicepremier -. Per questo, come ho già detto, ci batteremo nei negoziati tra i governi, in Parlamento europeo e nella Commissione europea per eliminare questi due provvedimenti orwelliani. E, statene certi, alla prossima votazione d’aula la direttiva verrà nuovamente bocciata”. Per il capo politico del M5S “sarà un piacere vedere, dopo le prossime elezioni europee, una classe dirigente comunitaria interamente rinnovata che non si sognerà nemmeno di far passare porcherie del genere. Un messaggio per le lobby: questi sono gli ultimi vostri colpi di coda, nel 2019 i cittadini vi spazzeranno via”.
Soddisfatti gli esponenti degli altri partiti. “Oggi il Parlamento europeo ha scritto una pagina di storia di un’Europa che ci piace e che tutela i più deboli dalla tirannia dei più forti”, osserva Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia, che attacca i 5 Stelle. “Nella battaglia tra artisti e multinazionali del web, si sono schierati con i poteri forti delle multinazionali del web mentre noi ci siamo schierati dalla parte di artisti, giornalisti e creativi”.
L’eurodeputata Pd, Silvia Costa, ritiene il voto di oggi una grande vittoria dell’Europa. “Ha vinto l’Europa della cultura e della creatività contro l’oligopolio dei giganti del web – ha detto – Con la nuova direttiva sul copyright vince la libertà nella responsabilità contro la massiccia campagna di intimidazione nei nostri confronti fatta dai giganti del web – continua Costa – Questa direttiva tende a trovare un equilibrio tra la tutela della diversità culturale e informativa, la costituzione europea e la sostenibilità economica delle imprese che investono nella produzione dei contenuti”.
Il Pd in Europa è però spaccato come dimostra il voto contrario del deputato, Daniele Viotti. “Le nuove formulazioni degli articoli 11 e 13, anziché cercare un buon compromesso fra le legittime tutele del diritto d’autore e il libero accesso alla conoscenza – spiega – segnano un approccio punitivo e quasi censore, mettendo a rischio la libertà di internet. Ho sperato fino all’ultimo che si potessero trovare dei compromessi che tutelassero le legittime richieste dei creativi e la necessità di mantenere internet libero così come lo conosciamo ma purtroppo il relatore, un conservatore tedesco, ha preferito mantenere sostanzialmente le proprie posizioni. Mi spiace essermi allontanato dalle posizioni della mia delegazione che rispetto ma nelle quali in questo caso non mi sono riconosciuto”.
Per il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani “è una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale”.
“Quella di oggi è una vittoria per la libertà, come espressione di un libero dibattito democratico e della creatività della persona. Questo è il diritto d’autore: rappresenta la libertà ed esprime l’identità europea – commenta il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), Ricardo Franco Levi – Siamo davvero soddisfatti perché con la votazione di oggi si è affermato un principio fondamentale, e cioè che il diritto d’autore va sì aggiornato al digitale ma conservandone la funzione di libertà e di contrasto dei monopoli. Certo, il testo approvato presenta alcuni aspetti che dovranno essere migliorati prima dell’approvazione finale. Siamo pronti a dare il nostro contributo, come abbiamo sempre fatto”.
“È comunque positivo – ha concluso Levi – che le tre istituzioni europee che partecipano alla formazione delle leggi, la Commissione, il Consiglio e il Parlamento, vadano nella stessa direzione e che l’azione di pressione delle lobby multinazionali non abbia avuto effetto sulla votazione degli europarlamentari. È un’ottima premessa perché il risultato finale sia un testo che incentivi gli autori e le imprese culturali a cercare sempre nuovi soluzioni contrattuali ai problemi che impone il digitale”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Confindustria Cultura Italia che per bocca del presidente, Marco Polillo, fa sapere che è passato il miglior compromesso possibile. “Il Parlamento ha saputo scegliere in maniera equilibrata malgrado le incredibili pressioni subite e le falsità che sono state raccontate intorno a questa riforma da chi avrebbe preferito che su internet continuasse a valere la sola legge del più forte: per il bene della democrazia speriamo di non dover più assistere a episodi del genere – spiega – Nessuna censura, nessun bavaglio, nessuna libertà individuale limitata sul web, ma soltanto un doveroso aggiornamento delle regole di mercato al fine di evitare che dal lavoro di artisti, creativi e di tutti coloro che investono in cultura traggano beneficio solo le piattaforme di sharing”.
“Oggi la cultura ha vinto sui soldi”. Non nasconde la sua soddisfazione il Presidente Saie, Mogol. “Stabilire delle regole non significa soffocare la libertà, come i giganti del web vogliono sostenere, senza pagare tasse e guadagnando cifre miliardarie – sottolinea Mogol – Loro hanno i miliardi, noi però abbiamo ragione e sono contento che gli Europarlamentari l’abbiano capito. Ringrazio in particolare il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani per il suo impegno in difesa della cultura e della creatività. Il diritto d’autore non è una barriera al progresso ma un sostegno alla creatività. Gli autori producono cultura: la cultura è il seme della democrazia, della tolleranza, della libertà di pensiero. Senza cultura del rispetto dei diritti di chi crea, scomparirebbero gli autori del presente e non ci sarebbero autori nel futuro”.
La Fieg esprime apprezzamento. ”È un passaggio importante, che consente a questa legge di proseguire il suo iter di approvazione verso una più efficace difesa del diritto d’autore nello spazio digitale contemporaneo – commenta il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti – È l’affermazione di un principio a tutela dei valori democratici europei di una stampa libera e indipendente e a garanzia della centralità del suo ruolo nella società contemporanea”.
Da Strasburgo, il presidente dell’Enpa, Carlo Perrone, evidenzia come la riforma oggi approvata dal Parlamento europeo ”preserverà l’indipendenza dei giornali per le generazioni future. Non riguarda, quindi, solo la modernizzazione del diritto d’autore ma la sua funzione fondamentale nelle nostre democrazie”.
Per Enzo Mazza, ceo della Fimi, il Parlamento europeo ha scelto la cultura. “Si tratta – commenta – di un grande passo per lo sviluppo dell’industria musicale e degli artisti nell’era digitale. Ora ci aspettiamo che il Governo italiano appoggi il testo bilanciato approvato oggi nel negoziato che si svolgerà nel Consiglio”.
Alla soddisfazione della Fimi, si unisce anche l’auspicio di Ifpi, la Federazione Internazionale dell’Industria Fonografica, che ringrazia “il Parlamento europeo per il lavoro svolto su questa proposta nelle circostanze più difficili”: “Ora siamo impazienti di lavorare con le tre istituzioni nel prossimo trilogo per garantire che il Value Gap sia effettivamente chiuso”. Nel comunicato si invitano poi “le forze politiche a lavorare ancora per migliorare il testo con l’obiettivo di approvare la direttiva prima della fine della Legislatura”.