Copyright, componente fondante dell’economia digitale: ne parla Enzo Mazza, presidente Fimi, la federazione dell’industria discografica italiana.
L’Ocse si prepara a rilanciare il tema diritto d’autore.
Ha un approccio bilanciato che riconosce il ruolo delle imprese e della creatività nello sviluppo dell’economia knowledge based. Il copyright viene visto finalmente come elemento di crescita e non freno. L’Italia finora ha condiviso una posizione attenta: anche il position paper sulla proposta Eu relativa al Digital Single Market si concentra sulla tutela dei contenuti e sul valore nella filiera. Sul tema discriminazioni remunerative (value gap) in atto in alcuni anelli della filiera digitale credo l’Italia debba farsi carico di guidare l’Ue nell’identificazione di una soluzione.
Quali i principali problemi?
Il tema value gap è determinante. La musica è al centro di molte iniziative innovative ma il ritorno economico per produttori del contenuto, artisti e autori è ridotto rispetto al consumo. Serve un nuovo bilanciamento che assicuri a tutti i player i giusti ritorni economici evitando la sproporzione in atto tra alcune piattaforme e fornitori di contenuto. E questo anche in Italia, debole sulle tecnologie ma fortissima nella produzione di contenuti creativi ad alto valore aggiunto. Qui l’Italia di Renzi e Franceschini può giocare una partita cruciale.
Le priorità da affrontare?
L’Italia ha fatto molto sulla tutela del copyright, soprattutto col recente provvedimento Agcom, best practice internazionale. Ha messo al centro il dibattito sulla protezione dei contenuti e trasmesso il messaggio di un Paese che ha fatto una scelta di campo sulla pirateria. Accantonate le ideologie, si è privilegiata la sostanza: la tutela dei contenuti creativi. Positivo che ciò sia avvenuto in contemporanea al decollo dell’offerta digitale, soprattutto nel settore musicale. Serve proseguire su questa strada, tenendo una forte posizione pro-contenuti in sede Ue.