Il sì definitivo alla riforma europea del copyright è rimandato: la riunione dei rappresentanti di Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue è stata annullata a causa di divergenze tra alcuni paesi dell’unione sui punti più controversi della riforma e le pmi che possono essere esentate dal pagamento delle norme previste.
L’impulso all’aggiornamento delle norme europee sul diritto d’autore è partito dalla Commissione ormai due anni fa. L’intento è adeguare le regole sul copyright all’era del digitale e proteggere i gruppi editoriali, i giornalisti e gli artisti. Ma i grandi colossi di Internet, con Google in testa, sono da sempre critici nei confronti dell’approccio dell’Unione, che rappresenterebbe, secondo le piattaforme del web, un tentativo di soffocare l’innovazione tecnologica che finisce col ledere la libertà di espressione. Secondo Reuters, la lobby di Google è stata così forte da mandare a monte l’incontro previsto per oggi. Dopo il sì del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri Ue, infatti, la riforma del copyright è giunta ai negoziati del trilogo cui deve seguire l’approvazione definitiva del Parlamento.
“Sono deluso da questo rinvio”, ha twittato il commissario al digitale Andrus Ansip. “Penso che ora che siamo a pochi metri dal traguardo non dovremmo perdere di vista i punti importanti su cui già abbiamo raggiunto il consenso”.
Per la Commissione è fondamentale concludere l’iter della riforma del copyright prima delle elezioni del nuovo Parlamento europeo di fine maggio. Fin dall’inizio la proposta partita da Bruxelles ha suscitato controversie in merito a due nodi chiave, racchiusi negli articoli 11 e 13. Il primo è quello che obbliga le piattaforme online a remunerare editori e autori anche per i collegamenti ipertestuali ai loro contenuti (una “link tax”, per i critici): il testo licenziato a settembre dal Parlamento dell’Ue ha però chiarito che il link deve essere accompagnato da un estratto del testo. L’articolo 13 è stato invece accusato di istituire una forma di censura preventiva ai contenuti online, facendo ricadere sulle grandi piattaforme, come Google, il compito di controllare che quanto viene caricato (di qui il soprannome di “upload filter”) non violi il diritto d’autore. Google dallo scorso mese ha lanciato su YouTube una campagna informativa sull’articolo 13.
Il principale ostacolo su cui si sono interrotti i negoziati è stata la definizione delle esenzioni alle regole previste dai due articoli: nel tentativo di incoraggiare le startup e l’innovazione, il testo approvato dall’Europarlamento esclude dalla legislazione le piccole e micro imprese del web. Tuttavia, riporta Reuters, la Germania chiede una soglia severa, mentre la Francia vuole includere un più ampio numero di imprese.
Le associazioni degli editori europei sono già in allarme. “Google ha intensificato le sue azioni di lobby cercando di spaventare sul possibile impatto sugli editori”, hanno commentato in una nota European publishers council, European newspaper publishers’ association e European magazine media association. Le associazioni (che hanno già denunciato a dicembre le pressioni di Google, riferiscono che il colosso americano sta effettuando un test per vedere come può diventare Google Search se gli editori dovessero cercare accordi di licenza con Google per permettere il riuso dei loro contenuti.
In pratica, il colosso di Mountain View vorrebbe dimostrare che con Google al loro fianco gli editori possono continuare a far crescere il traffico sui loro siti, mentre i vincoli chiesti dall’Ue comporterebbero la perdita di lettori. “I tentativi di Google servono solo a minare i benefici che l’editore ha se ottiene il diritto esclusivo di scegliere come gestire le relazioni con le imprese che desiderano riusare i suoi contenuti”, si legge nella nota. Gli editori europei hanno invitato le istituzioni dell’Ue a non ritardare l’approvazione della riforma del copyright e a non edulcorarne le disposizioni che, sottolineano, sono nate per favorire il giornalismo professionale e promuovere investimenti e innovazione nei media la cui libertà e efficacia è la base della democrazia.