L'INTERVENTO

Copyright, Ricolfi: “Agcom non può intervenire sugli Isp”

Il testo anti-pirateria online è “contrario al diritto europeo”, dice il giurista, perché prescrive agli intermediari di rete di disabilitare l’accesso a siti illegali. Ma questa è “violazione della libertà di espressione”

Pubblicato il 24 Ott 2013

Agcom ritiene di poter emanare norme e sanzionare in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, ma quando ha chiesto l’opinione a dieci giuristi di sua scelta, l’assoluta maggioranza ha espresso un parere contrario, perché non può intervenire sugli intermediari di rete, i cosiddetti Internet Service Providers (Isp)”. Lo afferma il giurista Marco Ricolfi, intervistato dalla Stampa, a proposito dello schema di regolamento sul diritto d’autore online approvato il 25 luglio scorso dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e attualmente ancora in consultazione pubblica.

Allo stato attuale il testo prevede, tra le altre cose, azioni contro la pirateria massiva (siti e piattaforme) e non contro i singoli utenti, l’intervento dell’Authority solo su istanza e non d’ufficio, la rimozione selettiva o disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti e tempi per i procedimenti fissati in 10 giorni per le violazioni più gravi. Durante la consultazione, che sarebbe dovuta terminare entro 90 giorni dall’approvazione dello schema e che invece si è prolungata per un supplemento di indagine, sono stati raccolti i pareri dei vari players del settore allo scopo di arrivare all’emanazione di un provvedimento definitivo entro l’anno. In questo periodo, accanto alle opinioni favorevoli, sono emerse, anche sui media, polemiche e contestazioni. Particolarmente veementi quelle di Assoprovider, in rappresentanza dei provider indipendenti. Simile posizione è espressa ora da Ricolfi.

“La proposta è contraria al diritto europeo – sostiene il giurista – e mette a repentaglio la libertà d’espressione, senza raggiungere l’obiettivo di fornire una tutela efficace in caso di violazione. Il progetto di regolamento – precisa – prevede poteri dell’Agcom nei confronti degli Isp, non nei confronti dei fornitori di contenuti, ad esempio un blog. Ma l’Isp non ha nessun interesse a far valere il punto di vista del blog suo cliente. Il provider, minacciato di sanzioni pesanti, si limita a ‘tirare giù’, in questo caso disattivando il link. Il contratto con il cliente (termini di servizio) glielo consente; e non si vede perché il provider debba rischiare del suo per far sue le buone ragioni del titolare del blog. Inoltre il provvedimento prevede in caso di violazione massiva la disabilitazione dell’accesso al sito. Si dimentica – prosegue il giurista – che molti siti sono alimentati dagli utenti di rete e che possono quindi avere caricato opere legittime insieme con altre che legittime non sono. Un oscuramento del sito non è conforme al diritto perché in materia esistono direttive europee: e queste non prevedono la disabilitazione dell’accesso, perché negare l’accesso a materiali legittimi viola la libertà di espressione, cui il legislatore europeo tiene; o, almeno, ci tiene più dell’Agcom”.

A fini luglio Assoprovider, Fulvio Sarzana (avvocato), Marco Pierani (Altroconsumo), Marco Scialdone (avvocato) avevano contestato duramente, con motivazioni simili a quelle di Ricolfi, il ruolo assegnato agli Isp nello schema di regolamento Agcom. Alle critiche aveva risposto nel merito il commissario di Agcom Francesco Posteraro, rintracciando “gravi inesattezze” nelle tesi dei “contestatori” e ricordando comunque che il documento, in consultazione pubblica, era pur sempre suscettibile di modifiche.

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