E’ sempre più in bilico l’ultima e ambiziosa iniziativa della Commissione europea sul diritto d’autore. Originariamente programmata per fine luglio, la presentazione dell’attesissimo libro bianco sulla revisione del framework comunitario in materia di copyright è stata rinviata all’autunno a causa di forti disaccordi in seno al collegio dei commissari. E tenuto conto che il mandato dell’attuale Commissione andrà in scadenza ad ottobre comincia a farsi largo l’ipotesi che il documento, al momento oggetto di una seconda revisione, passi direttamente in cavalleria.
La genesi del libro bianco era debuttata con un’ampia consultazione pubblica promossa tra dicembre e marzo scorsi dal titolare comunitario al mercato interno, il francese Michel Barnier. Proprio ieri la Commissione europea ha divulgato un rapporto che sintetizza i risultati principali dell’iniziativa. I contributi raccolti sono oltre 9.500 e sono stati trattati da un pool di 50 funzionari: si tratta di cifre da record, tra le più elevate fatte registrare da una consultazione pubblica europea. Fatto che “conferma l’importanza e la complessità del tema”, scrive la Commissione nella nota di accompagnamento al rapporto.
Stando a quanto riferito dal settimanale European Voice, la scorsa settimana il libro bianco firmato da Barnier (una bozza era stata “leakata” il mese scorso) è però finito vittima di fuoco amico. Il responsabile per l’agenda digitale, Neelie Kroes, ha fomentato con successo una fronda interna al collegio dei commissari per far congelare provvisoriamente l’adozione del testo, che allo stato attuale ritiene “non sufficientemente ambizioso”. Di qui lo slittamento della presentazione a dopo l’estate. Un ritardo che, secondo quanto spiega una fonte al Corriere delle Comunicazioni, potrebbe anche posare una pietra tombale sull’iniziativa, visto che “in pratica non ci sarebbe più tempo”. I servizi della Dg Mercato interno della Commissione stanno comunque lavorando ad una ricalibratura del documento per scavalcare le obiezioni di Kroes e degli altri colleghi dissidenti, tra cui il commissario europeo per la ricerca Máire Geoghegan-Quinn, ma non è affatto scontato che riescano nell’impresa.
Il libro bianco dovrebbe sulla carta gettare le fondamenta per un aggiornamento della disciplina europea del copyright al mutato contesto tecnologico e all’esplosione dei servizi digitali, che “hanno rimodellato le condizioni con cui i contenuti sono creati, distribuiti e fruiti”. La bozza circolata il mese scorso, e di cui anche questa testata aveva dato conto, appariva tuttavia puntare su una revisione molto light, accontentandosi di raccomandare modifiche modeste alle regole vigenti o, addirittura, perorando l’adozione di misure legislative non vincolanti. Si parla di un allineamento dei regimi nazionali sulla gestione dei diritti d’autore, in special modo in materia di copia privata e accesso transnazionale ai contenuti digitali. Ma non viene proposto un vero e proprio percorso di armonizzazione regolamentare su scala continentale, per ovviare ad un paesaggio normativo segnato da profonde discrepanze tra i singoli ordinamenti dei paesi membri. Spetterà in ogni caso alla prossima Commissione l’onere di tradurre nei fatti le raccomandazioni del documento.
Per gli esperti l’approccio prudente seguito da Barnier, suffragato dal timore non peregrino di trovarsi impallinato dai tanti e conflittuali interessi nazionali che orbitano attorno alla materia del diritto d’autore, apparirebbe in stridente contrasto con la visione più apertamente riformatrice di Jean-Claude Juncker. Il prossimo presidente della Commissione europea nel corso del suo primo discorso dinnanzi il Parlamento europeo ha indicato la modernizzazione delle norme sul copyright tra le priorità su cui lavorerà nei primi sei mesi di mandato, lasciando intendere che è pronto a farsi promotore di un intervento legislativo di ampia portata. Juncker potrebbe per altro sottrarre il dossier ai servizi del mercato interno e riaffidarlo alla direzione generale Connect (al momento diretta da Neelie Kroes). Nei fatti, i contenuti del libro bianco potrebbero essere azzerati e il lavoro ricominciato ex novo nel contesto delle prossime iniziative legislative sul mercato unico del digitale.
Il diritto d’autore incarna da tempo una delle più dolorose spine nel fianco dell’Unione europea, consegnato com’è ad un quadro legislativo al contempo incompleto, frammentato (ben 9 direttive!) e ormai molto antiquato. L’ultima direttiva europea sulla materia risale ormai al 2001, e nel corso degli ultimi dieci anni più di un tentativo di riformarla è naufragato clamorosamente sotto il peso di conflitti tra lobby e veti incrociati esercitati dai paesi membri.