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Copyright, un europeo su dieci ha comprato online prodotti contraffatti

Secondo l’indagine svolta dall’European Union Intellectual Property Office, la pandemia ha acuito l’impatto dei messaggi ingannevoli sugli acquisti: i rischi aumentano non solo per la sicurezza dei consumatori ma soprattutto per i conti delle Pmi

Pubblicato il 08 Giu 2021

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Quasi un europeo su dieci, il 9% per l’esattezza, afferma di avere acquistato prodotti contraffatti a causa di indicazioni fuorvianti. A rivelarlo è lo studio “I cittadini europei e la proprietà intellettuale”, condotto dall’European Union Intellectual Property Office (Euipo), secondo cui per i consumatori permangono difficoltà nel distinguere tra prodotti autentici e prodotti contraffatti.

Emergono tuttavia differenze significative tra gli Stati membri dell’Unione europea: i mercati nei quali si registra una percentuale più elevata di casi in cui i consumatori sono esposti a indicazioni fuorvianti sono Bulgaria (19%), Romania (16%) e Ungheria (15%), mentre Svezia (2%) e Danimarca (3%) presentano le percentuali più basse. L’Italia, dove il 6% della popolazione afferma di essere stato indotto con l’inganno ad acquistare prodotti contraffatti, si colloca nettamente al di sotto della media dell’Ue.

L’insicurezza dei cittadini europei

In un contesto globale in cui il commercio elettronico registra una fase di espansione (secondo Eurostat oltre il 70 % degli europei ha effettuato acquisti online nel 2020), permane una certa insicurezza tra i cittadini dell’Unione europea a causa dei dubbi relazionati a un eventuale acquisto di prodotti contraffatti. Secondo lo studio, un terzo degli europei (33%) si è interrogato sull’originalità del prodotto acquistato.

I prodotti contraffatti rappresentano il 6,8 % delle importazioni dell’Unione europea, con un valore che ammonta a 121 miliardi di euro, secondo quanto indicato da uno studio congiunto dell’Euipo e dell’Ocse. Tale fenomeno, si legge in una nota, interessa tutti i settori e spazia dai cosmetici e giocattoli, ai vini e alle bevande, all’elettronica, fino all’abbigliamento e persino ai pesticidi. Tali prodotti possono comportare gravi pericoli per la salute e la sicurezza dei consumatori, in particolare a causa dell’esposizione a sostanze chimiche pericolose e ad altri rischi.

I problemi connessi ai prodotti contraffatti sono aumentati durante la pandemia: la proliferazione di medicinali contraffatti, come gli antibiotici e gli antidolorifici, e più recentemente di altri prodotti sanitari, quali i dispositivi di protezione individuale e le mascherine, ha messo in evidenza tale fenomeno, in quanto i trasgressori lucrano sull’insicurezza delle persone per quanto attiene ai nuovi trattamenti e vaccini.

L’impatto della pirateria digitale

Anche la pirateria digitale rappresenta un mercato redditizio per i trasgressori. Nel caso dell’Ip-Tv, segnala l’Euipo, le perdite sono considerevoli. All’interno dell’Unione europea i fornitori di servizi di Ip-Tv illegale registrano ogni anno guadagni che ammontano a quasi un miliardo di euro, a scapito dei creatori di contenuti e delle imprese che operano legalmente.

I reati contro la proprietà intellettuale rappresentano un’attività redditizia per la criminalità organizzata e vi è sempre maggiore evidenza di come la contraffazione e la pirateria siano attività collegate tra loro, nonché con altri reati quali il traffico di stupefacenti, la tratta di esseri umani, la criminalità informatica o la frode.

I danni per le Pmi e l’istituzione di un fondo ad hoc

Oltre a colpire i consumatori, le attività di contraffazione comportano anche un danno ingente per l’economia dell’Unione europea, soprattutto per le piccole e medie imprese. Secondo il quadro di valutazione per le Pmi in materia di proprietà intellettuale pubblicato dall’Euipo, una organizzazione su quattro in Europa dichiara di aver subito violazioni della proprietà intellettuale, e di queste il 26,8% si trova in Italia.

Le imprese titolari di diritti di proprietà intellettuale, quali marchi o brevetti, hanno segnalato perdite di fatturato (33%), danni in termini di reputazione (27%) e perdita di vantaggi competitivi (15%) a seguito della violazione dei propri diritti.

Anche se attualmente meno del 9% delle piccole e medie imprese dell’Unione europea possiede diritti di proprietà intellettuale registrati, per le imprese titolari di tali diritti, la proprietà intellettuale costituisce una grande differenza: le piccole e medie imprese titolari di tali diritti, quali brevetti, disegni o modelli e marchi, registrano un fatturato per dipendente superiore del 68 % rispetto alle imprese che non detengono tali diritti e i dipendenti percepiscono retribuzioni più elevate.

Per sensibilizzare il pubblico al valore della proprietà intellettuale e aiutare le Pmi ad accrescere la propria competitività sul mercato, l’Euipo, in collaborazione con la Commissione europea e gli uffici di proprietà intellettuale degli Stati membri, ha avviato il programma “Ideas Powered for Business”, che comprende un fondo per le Pmi pari a 20 milioni di euro. Si tratta di un’iniziativa che prevede sia il finanziamento dei servizi di valutazione della proprietà intellettuale sia il rimborso del 50% delle tasse per le domande di marchi, disegni o modelli a livello nazionale, regionale o dell’Ue, e che sta aiutando migliaia di Pmi a sviluppare le proprie strategie in materia di proprietà intellettuale in questi tempi difficili.

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