LO STUDIO

Coronavirus, ecco come le fake news aggravano l’emergenza

Una ricerca dell’Università dell’Est Anglia ha analizzato l’impatto delle bufale sulla diffusione della malattia. “Servono campagne informative mirate per alimentare comportamenti virtuosi”

Pubblicato il 14 Feb 2020

coronavirus

Che le fake news possano essere usate per distorcere i processi politici o manipolare i mercati finanziari è ben noto, mentre si sa meno che la loro diffusione può danneggiare la salute umana, soprattutto durante i focolai di malattie infettive. A studiare l’impatto delle bufale online sulle epidemie uno studio dell’università dell’East Anglia sull’influenza, vaiolo delle scimmie e il norovirus: il risultato però può essere applicato anche all’emergenza coronavirus.

“Le fake news non hanno alcuna accuratezza e si basano spesso su teorie di cospirazioni e complotti – spiegano i ricercatori Paul Hunter e Julii Brainard sulla rivista Revue d’epidemiologie et de santè publique. – Circa il 40% del pubblico britannico crede ad almeno una cospirazione e anche di più negli Usa e altri paesi”.

Con l’arrivo del virus Covid-19, speculazioni, disinformazione e notizie false sono circolate su internet, su come si era originato il virus, cosa causava e come si diffondeva.

“Ma dare informazioni sbagliate può far circolare il virus molto velocemente e modificare i comportamenti delle persone esponendole a più rischi – puntualizzano – Abbiamo rilevato ad esempio come l’aumento dei movimenti no-vax abbia portato ad un aumento dei casi di morbillo nel mondo”.

Comportamenti rischiosi durante i focolai di malattie infettive sono non lavarsi le mani, condividere il cibo con persone malate, non disinfettare superfici potenzialmente contaminate e non auto-isolarsi. I ricercatori hanno visto che riducendo la quantità di consigli dannosi in circolazione, cala il loro impatto negativo sull’epidemia.

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