Anche il Politecnico di Milano scende in campo sull’Agenda digitale. E lo fa a suo modo, con una nuova proposta all’interno degli Osservatori Ict & Management, da sempre impegnati a offrire una fotografia accurata e aggiornata sugli impatti delle Ict su imprese, pubbliche amministrazioni e aggregati di soggetti economici e non economici. Intorno al neonato Osservatorio Agenda Digitale si sta formando una comunità di imprese di elevato standing, pronte a sostenere le proposte della School of Management.
L’importanza dell’iniziativa è evidente perché entrano contemporaneamente in gioco, come responsabili scientifici della ricerca, tre noti docenti ordinari del Politecnico: Mariano Corso, Alessandro Perego e Andrea Rangone.
“Alcuni indicatori, non positivi per l’Italia – spiega Mariano Corso – ci posizionano nelle retrovie per quanto riguarda l’innovazione digitale: siamo al 46esimo posto per spesa Ict sul Pil, posizionati tra Ecuador e Romania, al 58esimo, tra Malesia e Giamaica, come percentuale di utenti connessi a Internet e al 22esimo per velocità delle connessioni”.
Innovare diventa, allora, indispensabile per non perdere il treno del rilancio economico. “Con questo Osservatorio vogliamo dare il nostro contributo a chi, in ambito istituzionale o aziendale, ha bisogno di un supporto alle decisioni, mettendo a disposizione conoscenza, metodologia e capacità innovativa, che, spesso, significano essere in grado di andare oltre gli schemi e al di là delle evidenze. E lo dico senza presunzione, ma solo perché questo è il nostro mestiere”.
Come affrontare, grazie alla tecnologia digitale, una serie di temi “scottanti” e mai risolti in modo strutturale? Fra gli altri, l’ipertrofia della spesa pubblica, pari al 50% circa del Pil, la produttività, che dal 2000 al 2010 ha perso circa 15 punti, l’evasione fiscale e l’attività criminale, che valgono oltre il 30% del Pil.
Occorre un approccio sistemico, utilizzando un modello di riferimento che “affronti in modo organico e integrato – dice Corso – i temi delicati del controllo della spesa, dell’economia sommersa, della produttività, della burocrazia eccessiva che fa lievitare i costi e abbassa la qualità delle prestazioni, dello sviluppo economico. Sappiamo che l’ Ict – continua Corso – può contribuire sia alla riduzione del debito pubblico che a rilanciare l’economia. Ma abbiamo anche stimato che è in grado di produrre un incremento del Pil tra lo 0,4% e lo 0,9%”.
I titoli dei giornali parlano chiaro: spending review, tagli, contenimento, sburocratizzazione. Le parole chiave della crisi sono queste. Se si “taglia bisogna anche cucire – conclude Corso – sapendo quali relazioni esistono tra le diverse variabili, misurare gli impatti delle tecnologie digitali sulle singole componenti del sistema e individuarne i costi, i benefici e le priorità”.
Qualche numero può dare un’idea dell’impatto generato dall’attività della School of Management del Politecnico di Milano, che riguarda 30 Osservatori e 80 persone tra ricercatori e staff.
Sono più di 3 mila le aziende oggetto di analisi ogni anno, attraverso case study o survey. Nel corso del 2011 sono stati pubblicati 24 Research Report a fronte di oltre 100 eventi tra convegni e workshop, che hanno radunato oltre 10mila partecipanti e generato più di 2mila articoli sulle principali testate nazionali, su pubblicazioni periodiche specializzate, oltre a una presenza continuativa su radio e televisioni. Sono stati distribuiti o scaricati oltre 60mila Research Report, mentre la Web Community coinvolge oltre 115mila contatti unici sul portale www.osservatori.net e più di 115 mila contatti singoli destinatari di newsletter specialistiche.