Corte dei Conti e Difesa alleate sul digitale. E’ stato sottoscritto un accordo di collaborazione per l’emissione di circa 3200 tessere personali di riconoscimento in formato digitale, le “carte multiservizi ATe” a ciascun magistrato, dirigente, funzionario o dipendente della Corte.
A firmare l’intesa, il Segretario generale e il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, sotto l’egida, rispettivamente, del Presidente della Corte e del Capo di Stato Maggiore della Difesa.
In attuazione del Codice dell’amministrazione digitale, la Difesa si è dotata già da tempo di un’infrastruttura avanzata in grado di erogare servizi telematici tendenti all’ammodernamento e alla riqualificazione dei processi interni all’amministrazione, per garantire l’accesso sicuro ai sistemi informativi pubblici, assicurare le varie funzionalità della firma digitale da apporre sui documenti elettronici e dotare tutti i dipendenti di uno strumento di identità pienamente riconosciuto dalla legge.
Adesso, tale esperienza viene condivisa con la Corte dei conti, protagonista negli anni più recenti di un radicale percorso di transizione digitale e migrazione in cloud dei propri sistemi, facendosi anche promotrice dello sviluppo digitale di altre istituzioni e Amministrazioni pubbliche, condividendo le proprie infrastrutture e le migliori pratiche gestionali, nella consapevolezza che la trasformazione digitale costituisce un’importante leva per aumentare l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa.
“L’accordo per la fornitura delle tessere ATe, secondo il cronoprogramma che sarà definito da un apposito Comitato di coordinamento permanente, composto da esponenti di entrambe le istituzioni stipulanti – si legge in una nota – si inserisce nel solco, ormai tracciato, di un’apertura del “sistema-Difesa” alla Pubblica Amministrazione civile e il “partenariato” con la Suprema magistratura contabile, a sua volta impegnata in ambiziose iniziative di condivisione delle infrastrutture e dei progetti di trasformazione digitale, rappresenta il miglior viatico per una diffusa emulazione di tali modelli di condivisione delle “buone prassi” nell’ambito dell’intera PA italiana”.