Come era lecito aspettarsi, a partire dallo scorso 15 marzo, giorno del suo debutto, si è parlato tanto di Spid, il Sistema pubblico di identità digitale. La sua rilevanza nel processo di digitalizzazione del Paese ha giustamente attirato l’attenzione dei media e di numerosi osservatori che, a vario titolo, ne hanno analizzato i meccanismi di funzionamento e le sue implicazioni.
Si è detto molto, ad esempio, dei benefici auspicabili per i cittadini utenti legati all’uso di un’identità digitale unica e certa per l’accesso a molteplici servizi della PA; così come sono state analizzate le implicazioni relative alla sicurezza di Spid, dove entra in gioco il ruolo degli Identity Provider, quali InfoCert, che hanno il compito e la responsabilità di gestire nel tempo le identità.
Un po’ meno, forse, è stato posto l’accento sui benefici che Spid può determinare per tutti quei soggetti privati che, avendo la necessità di erogare servizi online o basando su questa attività il proprio business (pensiamo ad esempio ai settori del banking online, dell’e-commerce o del gaming online), decidono di aderirvi come innovativa modalità di gestione delle autenticazioni.
Infatti, dal momento che con Spid questa attività fa capo agli Identity Provider, è a loro che spettano tutte le procedure di identificazione e di autenticazione, con la conseguente assunzione di responsabilità per la conservazione e protezione dei dati personali degli utenti. Così come avviene per una PA, dunque, anche per un service provider privato l’adesione a Spid comporta la possibilità di liberarsi di questi oneri e dei relativi costi, sia dal punto di vista economico sia sotto l’aspetto delle risorse da dedicare, potendo allo stesso tempo contare sulla certezza dell’identità della persona che si autentica. Per quei soggetti che devono gestire elevati livelli di utenza il vantaggio è piuttosto evidente.
L’attività degli Identity Provider, in sintesi, genera una catena di valore e un circolo di economie di scala che va a tutto vantaggio degli aderenti al sistema. Presto questi benefici saranno colti e sempre più privati aderiranno a Spid per sperimentarne i vantaggi, avviando un processo emulativo che richiamerà altre adesioni. La partecipazione a Spid dei service provider privati, d’altra parte, è una condizione imprescindibile per favorirne la crescita oltre l’ambito della Pubblica Amministrazione rendendo disponibili agli utenti un numero sempre maggiore di servizi accessibili con la loro identità digitale Spid.
Dare risalto a questi aspetti rappresenta un approccio coerente con la volontà di favorire lo sviluppo di un progetto rispetto al quale occorre porsi con il dovuto spirito critico ma anche con la consapevolezza che si tratta di un sistema ancora giovane, il cui processo di maturazione va atteso con ottimismo, in quanto destinato a portare beneficio all’intero sistema Paese.
D’altronde tempo fa anche un tale Winston Churchill disse che “non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Certamente, Churchill parlava di bene altro: non era così …visionario da commentare il cambiamento determinato dall’adozione dell’identità digitale. Comunque sia, le sue parole mantengono intatta la loro validità anche oggi. E allora guardiamo con fiducia al cambiamento portato da Spid per dare all’Italia quella svolta tanto attesa verso l’innovazione. L’innovazione digitale, appunto.