1,6 miliardi per interessi sui mutui per finanziare il rinnovo della flotta della Marina militare, pari a su 5,4miliardi, cioè interessi del 29,7 %. Peccato che i soldi in bilancio c’erano già; il finanziamento usuraio era inutile e dannoso. Se n’è accorta la Commissione Difesa e la truffa allo Stato, perché di questo si tratta, è saltata. Ancora una volta dobbiamo sottolineare la necessità di mettere sui siti istituzionali le notizie dettagliate sulle. Delle carenze del sito della Difesa abbiamo già detto; questo episodio è una conferma. D’altronde, la Marina militare, mentre giustamente esige tanto hi-tech di ultimissima generazione per i sistemi d’arma, invece inspiegabilmente bandisce l’hi-tech dai sistemi di controllo della spesa, dei consumi logistici e degli appalti.
Poche settimane fa si è scoperto che la Marina ha pagato – senza riceverli – 11 milioni di litri di gasolio, per 7 milioni. Passati pochi giorni, è venuta a galla una rete di ammiragli taglieggiatori, che imponevano pizzi milionari alle ditte appaltatrici. Se i depositi a terra e i serbatoi delle navi avessero sensori connessi in rete Gps, come fa qualunque piccolo petroliere, consumi di gasolio e spese relative si controllerebbero in tempo reale. Invece nel 2015 i carburanti li si contabilizza coi sistemi della Regia marina. In quanto, agli appalti, le tangenti sono possibili quando i costi sono gonfiati. L’unico rimedio è fissare “costi standard” e pubblicarli con trasparenza. Questo riguarda tutte le forniture dello Stato e, guarda caso, ai costi standard oppongono un’epica resistenza non solo i militari ma anche le Regioni. Non è ancora il momento di un’inchiesta parlamentare seria sulla spesa dello Stato?