Inizierei con un’affermazione semplice ma diretta: l’Intelligenza Artificiale non ci salverà dalla pandemia in corso. Non esiste infatti una macchina sufficientemente intelligente capace di individuare la soluzione. Tuttavia, siamo in grado di realizzare applicazioni e dispositivi che possono affiancare e aiutare il lavoro umano, in particolar modo quello dei medici. Si stanno infatti moltiplicando le iniziative per raccogliere progetti, soluzioni e idee già realizzati o in via di sviluppo che, utilizzando l’Intelligenza Artificiale, possono fornire ausilio alla situazione in cui ci troviamo.
Claire, (la Confederazione dei laboratori per la ricerca sull’Intelligenza Artificiale in Europa) ha accolto la proposta di Aixia (l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) di creare una task force europea composta da ricercatori e sta raccogliendo contributi da tutta la comunità scientifica. Parallelamente, il governo Italiano ha lanciato un call per progetti già pronti nel campo e anche a livello mondiale si moltiplicano le proposte.
Stiamo assistendo dunque a una presa di coscienza da parte delle Istituzioni, e non solo, su quelle che sono le effettive e molteplici applicazioni dell’AI in campo medico in riferimento anche alla situazione emergenziale che stiamo vivendo oggi. In sostanza l’AI può essere usata per studiare il fenomeno e il suo andamento, ma anche per suggerire interventi, ottimizzare risorse, ecc. La sua capacità diagnostica viene già largamente impiegata per accelerare e supportare le diagnosi nelle tac, evidenziando anomalie che il medico fatica a percepire. Basti pensare che esistono applicazioni su smartphone capaci di diagnosticare problemi respiratori – come ad esempio la polmonite – rilevando la respirazione dell’utente. Ultimo ma non per importanza, l’Intelligenza Artificiale è già utilizzata dalle case farmaceutiche per affiancare i ricercatori nell’individuazione di medicinali o antivirali che possono contrastare gli effetti deleteri delle malattie, Covid-19 incluso.
L’AI può anche essere impiegata per esaminare l’enorme letteratura che sta emergendo sul fronte medico a livello internazionale, analizzandola con tecniche di elaborazione del linguaggio naturale per consentire a medici e biologi di individuare informazioni e articoli correlati alle loro ricerche. Interessante è il progetto “Covid-19 Open Reseach Dataset (Cord-19)” promosso dalla Casa Bianca in collaborazione con l’Allen Institute for AI che ha reso disponibili oltre 29 mila articoli scientifici dedicati al Covid-19.
Un altro importante attore che entra in gioco è sicuramente la robotica che sta offrendo macchine in grado non solo di sanificare ambienti ma anche di supportare il personale medico a trasportare e distribuire medicinali e cibo. Queste macchine non sono chiamate a sostituire il contributo empatico e relazionale che solo i medici e gli infermieri possono fornire, bensì ad evitare che il personale ospedaliero compia mansioni ripetitive e faticose.
Possiamo e dobbiamo usare tecniche di AI anche per aiutare i medici di base, che ormai impossibilitati a visitare i propri pazienti, sono costretti a seguirli solo telefonicamente. Applicazioni di telemedicina su smartphone potrebbero migliorare il colloquio grazie a videoconferenze, al rilevamento dei parametri vitali e ai chatbot che potrebbero eseguire un primo livello di colloquio automatico, per domandare sintomi, effettuare una prima diagnosi, se possibile, e inviare poi tali informazioni al medico per supportarlo nella sua decisione.
Questi appena elencati sono solo alcuni degli esempi applicativi, sono convinto che ne vedremo proporre e realizzare molti altri nel breve termine.
L’Intelligenza Artificiale non ci salverà, ma se la usiamo in modo corretto ci può aiutare.