Utilizzare i fondi messi a disposizione dall’Ue per la ripresa post-pandemia anche per dotarsi di infrastrutture informatiche di livello e per diffondere l’educazione digitale. Soltanto così l’Italia potrà adeguare il proprio sistema produttivo distributivo e commerciale alle enormi potenzialità offerte dall’e-commerce. E’ l’appello che emerge dall’appuntamento di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine, di “Economia sotto l’ombrellone”, evento organizzato dall’agenzia di comunicazione Eo Ipso a cui hanno preso parte Andrea Magro, professore a contratto di Informatica e Telecomunicazioni presso l’Università telematica E-Campus e socio fondatore e vicepresidente di Lignano Banda Larga, Marco Tam, presidente di Greenway Group, realtà friulana che opera nel settore dell’energia pulita e di Filare Italia, progetto per portare la tradizione enologica in Cina, e Andrea Zaniolo, direttore dell’area New Business dell’agenzia di marketing Velvet Media.
A seguito della pandemia – hanno evidenziato i relatori – si è avuta una notevolissima accelerazione della conoscenza e utilizzo dell’e-commerce da parte sia delle aziende, sia dei consumatori (soprattutto fra gli over 60 che prima lo utilizzavano pochissimo), ma in Italia il commercio on-line ha ancora enormi potenzialità di crescita che potranno concretarsi solo attraverso forti investimenti in infrastrutture, digitali e fisiche, e grazie alla diffusione dell’educazione digitale che manca sia nelle persone, sia nelle aziende. “Molti – spiegano in una nota Zaniolo, Tam e Magro – continuano a pensare che l’e-commerce sia qualcosa di costoso, difficile da gestire e che sottrae posti di lavoro nelle aziende tradizionali, nonché spazio ai negozi fisici, senza rendersi conto che oggi esistono strumenti per approcciarsi all’e-commerce adatti anche alle piccole e piccolissime aziende, che la gestione dell’e-commerce crea in realtà molti nuovi posti di lavoro e che i negozi fisici approcciandosi alle vendite on line possono ampliare la propria competitività e la propria clientela”.
“Le infrastrutture digitali in Italia – sottolinea Andrea Magro – sono all’anno zero. Ci sono zone cablate e altre, tante, non raggiunte da connettività decente e addirittura diverse aree industriali che non sono dotate di infrastrutture digitali performanti. La causa va ricercata nelle scelte politiche che si sono susseguite dal 2008 che in una sorta di vortice impazzito hanno via via distrutto sistematicamente quanto fatto dalla politica precedente, senza una strategia di lungo periodo. Deleteria è stata, poi, anche la scelta di dotarsi di un ‘cablaggio di Stato’ da cedere agli operatori a basso costo in modo che le connessioni fossero a basso costo per l’utenza. Gli operatori privati, infatti, che sono quasi tutti stranieri, vogliono lucrare e non hanno interesse ad avere migliaia di piccoli contratti poco remunerativi, con migliaia di piccoli problemi da gestire e risolvere, ma preferiscono concentrarsi sulle località con moltissimi residenti. Tutto ciò ha portato, di fatto, all’esclusione di molti piccoli comuni dalla banda larga che può essere superata solo con accordi diretti fra i privati e i comuni come è stato nel caso di Lignano”.
“Chiariamolo subito – aggiunge Andrea Zaniolo – La vendita on line non va mai a discapito della vendita tradizionale nei negozi fisici, ma anzi, l’una supporta l’altra. L’e-commerce, dunque, non è più futuro, ma il presente. Sta crescendo da oltre un decennio e ha avuto una spinta grazie al Covid, ma oggi non si discute più “se” sia il caso di aprire un canale di vendita on line, il tema è solo “come” aprire un canale e-commerce, quali siano le tecnologie e i metodi di comunicazione per farlo performare al meglio. Oggi, infatti, non avere un canale di vendita on-line vuol dire precludersi una gran parte del mercato, subendo un danno competitivo rispetto ai competitor che sono presenti on-line. La pandemia ha fatto fare un salto in avanti di almeno due anni rispetto al percepito sulle nuove tecnologie e sulle nuove modalità di acquisto e ciò è stato molto importante in un Paese che ha ancora tanta strada da fare sull’educazione digitale e sull’aggiornamento tecnologico”.
“L’e-commerce è sicuramente molto interessante, ma non in contrasto con i negozi fisici e con l’attività delle aziende tradizionali – conclude Marco Tam che – anzi lo stesso e-commerce è agevolato dalla presenza del negozio fisico. I dati statunitensi dicono che chi vende on line, ma ha anche il negozio fisico ha vendite superiori del 37% rispetto ai concorrenti che vendono gli stessi prodotti solo on line. L’e-commerce, dunque, va gestito, ma ci vuole educazione e molte aziende hanno ancora modelli organizzativi che non sono pro-e-commerce, molte si approcciano a questo mondo solo perché devono farlo, ma senza una cultura e strategie definite. Non avere autostrade digitali funzionanti e un sistema logistico efficiente ci darebbe, quindi, uno svantaggio competitivo di 40 anni. Su questi aspetti la politica italiana locale e nazionale deve riflettere attentamente per non far perdere al nostro Paese e alle nostre aziende il ruolo che hanno nell’economia mondiale”.