IL TREND

Creator economy, scatta la corsa al business: mercato mondiale da 10 miliardi di dollari

Cresce a un tasso del 48% il numero dei “creatori” che monetizzano direttamente la vendita di contenuti online. Uno studio di Stripe fa il punto sul fenomeno: ecco come newsletter a pagamento, podcast e “caffè virtuali” attirano venture capital verso le nuove piattaforme

Pubblicato il 22 Ott 2021

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Un tempo si chiamavano “user generated content”, i contenuti creati dall’utente finale che le piattaforme social – da Facebook e Youtube – contribuivano a far nascere. Ma il fenomeno è cambiato. La “creator economy” è oggi un mercato di 10 miliardi di dollari e il numero di “creator” cresce a un tasso del 48% anno su anno. Emerge dall’analisi di Stripe secondo cui nel giro di 5 anni circa 50 piattaforme ad hoc potrebbero supportare più di 15,5 milioni di creator.

Cos’è la content economy

Per Paul Saffo, analista della Stanford University, la Creator Economy è stata concepita per la prima volta nel 1997 come “new economy”. I primi creator occupavano infatti il loro angolo di Internet, caricando animazioni Flash su DeviantArt o illustrazioni manga scansionate su Xanga. Non avevano ancora, però, gli strumenti per vendere i loro contenuti e guadagnarsi da vivere.

Oggi tutto è cambiato grazie alla maggiore disponibilità di strumenti fisici (dalle configurazioni di streaming ai tablet da disegno) e all’avvento di nuovi strumenti Internet per produrre e commercializzare contenuti. La pandemia, poi, si è rivelata un vento tanto favorevole quanto inaspettato per quella che una volta era definita come una comunità ai margini, inaugurando al contrario una nuova generazione di creator professionisti e stabilendo un nuovo paradigma: chiunque abbia un’idea e una connessione a Internet può realizzare qualcosa di valore.

Il ruolo di Stripe nel trend

Anche Stripe, azienda tecnologica che costruisce infrastrutture per l’economia di Internet, “si è trovata catapultata al centro di questa grande rivoluzione – si legge nella ricerca -. La maggior parte delle piattaforme predilette dai creator utilizza infatti Stripe Connect per facilitare la monetizzazione”. Per esempio, Substack consente a chi scrive di creare newsletter a pagamento; Twitter permette ai creator di condividere contenuti premium con i loro “Super Follower”; Buy Me a Coffee, infine, li aiuta a ricevere supporto concreto dai fan sotto forma di piccoli contributi (il costo di un caffè).

Per valutarne il reale impatto, Stripe ha indicizzato per la prima volta la Creator Economy misurando la crescita di 50 tra le piattaforme più popolari.

La monetizzazione aggregata delle 50 piattaforme analizzate sfiora la cifra di 10 miliardi di dollari. Sebbene il 2020 abbia fatto segnare un  incremento nel numero di creator – a causa delle restrizioni dovute alla pandemia – non è stato un picco una tantum. Un anno dopo, infatti, crescono ancora a un ritmo record (+48% anno su anno).

I settori della creator economy

Piattaforme educative come Interval, nata lo scorso anno per consentire agli istruttori e ai personal trainer di trasmettere lezioni di fitness online, rappresentano finora ben il 49% delle entrate complessive del comparto. Questo non sorprende, dato che i corsi digitali sono stati uno dei primissimi modi con cui i creator hanno iniziato a farsi pagare online: piattaforme come Teachable, per esempio, esistono dal 2014 e hanno lo scopo di aiutare gli utenti a creare corsi e condividere le proprie competenze con migliaia di utenti in giro per il mondo.

Nuovi settori, poi, stanno rapidamente guadagnando terreno. Man mano che i creator fanno crescere i loro brand e stabiliscono un pubblico di riferimento, si rivolgono a piattaforme come Luma, che permettono di promuovere relazioni con i propri fan attraverso l’organizzazione di eventi, newsletter, e analisi della community. Questa tendenza ha catapultato il settore in pole position, con un aumento del fatturato del +148% annuo.

Il 70% di queste “Creator Platforms” è riuscita a raccogliere capitali. Le piattaforme che consentono ai creator di trasmettere in streaming o produrre audio/video sono quelle ad aver ricevuto il maggior numero di finanziamenti.

Cresce il numero dei creator “professionisti”

Un numero sempre crescente di creator riesce oggi a guadagnarsi da vivere facendo ciò che sa fare meglio. In Giappone, le entrate mensili medie di un creator sono aumentate del +435%. Negli Stati Uniti, invece, il numero di creator che guadagnano un salario considerato sufficiente a soddisfare i bisogni di base (cioè superiore ai 69.000 dollari annui negli States) è cresciuto del +41%. Ed è facile immaginare che questo trend possa continuare man mano che vengono sviluppati nuovi metodi per la creazione di contenuti online, sbloccando di conseguenza anche nuovi modi per monetizzare.

I Paesi con la crescita più rapida di nuovi creator sono la Repubblica Ceca (+270%), la Romania (+215%) e il Brasile (+171%).

Non sempre il passaggio alla nuova forma di economia è facile. Le strutture fiscali di molti Paesi, annota Stripe, “non riflettono il modo in cui i creator iniziano e gestiscono le proprie attività: la maggior parte di essi rimane quindi una ditta individuale, senza possibilità o agevolazioni per dare vita a una “srl”.

“Se la recente crescita esponenziale della Creator Economy dovesse continuare in soli cinque anni le 50 piattaforme da noi analizzate potrebbero supportare più di 15,5 milioni di creator, un numero più grande dell’attuale popolazione di Istanbul – spiega Alessandro Astone, Country Manager Italia di Stripe -. Sebbene in rapida crescita, la Creator Economy ha però ancora molta strada da fare. Con strumenti migliori finalmente disponibili per i creator di tutto il mondo, i prossimi anni vedranno un’ulteriore evoluzione. I creator sono da sempre resilienti e intraprendenti: in Stripe saremo entusiasti di creare ancora più strumenti in grado di supportare il loro lavoro”.

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