CHAPTER 11

Criptovalute, il broker Voyager Digital dichiara bancarotta

La società specializzata nei prestiti, fortemente esposta dopo il default del crypto hedge fund Three Arrows Capital, ha un passivo in monete digitali di 1,3 miliardi di dollari. Ma assicura: “Rimborseremo”

Pubblicato il 06 Lug 2022

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La società specializzata nel prestito di criptovalute, Voyager Digital, è in bancarotta: l’azienda ha annunciato di aver presentato istanza di protezione dal fallimento negli Stati Uniti (Chapter 11 bankruptcy protection), meno di una settimana dopo il congelamento dei prelievi sulla sua piattaforma.

In un documento depositato presso il tribunale fallimentare del Southern District di New York, Voyager Digital afferma di avere più di 100.000 creditori. Il valore stimato delle attività è compreso tra 1 e 10 miliardi di dollari e l’importo stimato delle passività è compreso nella stessa forchetta.

L’azienda ha anche affermato di avere circa 1,3 miliardi di dollari in criptoasset sulla sua piattaforma e più di 350 milioni di dollari Usa in contanti per conto dei clienti della Metropolitan Commercial Bank di New York.

Voyager ha subito forti perdite per via della sua esposizione al crypto hedge fund Three Arrows Capital, che ha dichiarato default la scorsa settimana. Voyager aveva prestato 650 milioni di dollari in criptovalute a Three Arrows Capital.

Voyager travolta dalle “condizioni di mercato”

“Crediamo fermamente nel futuro dell’industria ma la prolungata volatilità sui cripto-mercati, e il default di Three Arrows Capital, ci richiedono di agire in modo deciso”, ha scritto in un tweet il ceo di Voyager, Stephen Ehrlich. 

Voyager è quotata a Toronto e ha visto scendere di quasi il 98% il valore delle sue azioni dall’inizio del 2022. La società ha detto che sta cercando di recuperare gli asset da Three Arrows Capital (nota anche come 3AC). 

La scorsa settimana Voyager aveva bloccato tutti i prelievi, depositi e scambi sulla sua piattaforma a causa delle “attuali condizioni di mercato”. Ehrlich aveva detto che a Voyager serviva tempo per esplorare “alternative strategiche con alcune parti interessate”.

Voyager non è la prima azienda della finanza virtuale a entrare in crisi. I media americani già parlano di caos sui mercati degli asset digitali, dopo che Celsius, Babel Finance e Vauld hanno sospeso il servizio. Vauld ha poi ricevuto una proposta di takeover da Nexo.

Il piano di ristrutturazione : “Restituiremo valore ai clienti”

In concomitanza con la richiesta di protezione al tribunale fallimentare Voyager Digital ha avviato un piano di ristrutturazione. L’azienda ha nominato quattro direttori indipendenti e proposto un piano che ha l’obiettivo di “ripristinare l’accesso ai conti aperti sulla sua piattaforma e restituire valore ai clienti”, come si legge in una nota.

Il piano di ristrutturazione dovrà essere approvato dal tribunale ed è soggetto a modifiche, ma al momento prevede che i clienti che detengono criptovalute nei loro conti ricevano in cambio un mix di  criptovalute nei conti, ricavi dal recupero del prestito a 3AC, azioni comuni nella nuova Voyager che emergerà dopo la riorganizzazione e token di Voyager. I clienti potranno, entro certe soglie, decidere in quale proporzione vogliono ricevere azioni e criptovalute.

I clienti che hanno dollari americani nei loro conti sulla piattaforma di Voyager riceveranno accesso a questi fondi dopo che sarà completato il processo di riconciliazione e prevenzione delle frodi con la Metropolitan Commercial Bank di New York.

Asset digitali nel caos, è corsa ai prelievi

La prima difficoltà per il mercato attuale degli asset digitali è la liquidità: le piattaforme faticano a soddisfare l’alta richiesta di prelievi da parte di clienti che sono preoccupati dal crollo dei prezzi delle criptovalute. Il crollo dei prezzi è a sua volta legato a una serie di fattori, dal generale andamento negativo dei mercati azionari alla stretta regolatoria sul fintech da parte delle autorità di molti Paesi, anche in Europa. Negli Stati Uniti, in particolare, la Federal reserve ha aumentato la supervisione dopo il collasso della stablecoin Terra e del suo token Luna.

Alla generalizzata difficoltà del settore non sfugge la criptovaluta numero uno, Bitcoin, che a giugno ha vissuto il suo peggior mese di sempre, con una perdita record di valore del 38%. Per gli investitori siamo entrati nel “crypto winter”, un lungo periodo in cui dobbiamo aspettarci molti risultati col segno meno, anche se continua ad avere sostenitori entusiasti anche tra le banche “tradizionali”, come Jp Morgan, che puntano sui guadagni che arriveranno nel lungo periodo.

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