In Italia il mercato dell’automotive rischia grosso. La crisi dei chip combinata con lo stop agli incentivi è considerata “la tempesta perfetta”. In allarme Anfia e Federauto. Nel commentare il calo delle immatricolazioni nel mese di agosto il presidente dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia), Paolo Scudieri evidenzia che “oltre al fattore stagionale caratteristico dei mesi estivi, dai volumi tradizionalmente bassi, hanno inciso sul pesante ribasso delle immatricolazioni di nuove auto le persistenti problematiche legate alla produzione e fornitura di semiconduttori, che stanno rallentando o addirittura bloccando la produzione di vari car maker in Europa e non solo e che determinano conseguenti ritardi nelle consegne dei nuovi veicoli venduti’.
Il presidente di Anfia sollecita il Governo a definire, nei prossimi mesi, un piano strategico per la riconversione industriale del settore automotive, “che sia in grado di accompagnare la filiera verso gli sfidanti obiettivi europei di riduzione delle emissioni di Co2 delle nuove vetture e la transizione tecnologica all’elettrificazione”.
Secondo il Centro Studi Promotor, presieduto da Gian Primo Quagliano, “la ripresa dell’economia italiana non può prendere ulteriore slancio se il settore dell’auto si rivela una palla al piede”. Sulla stessa linea Federauto, la Federazione dei concessionari. Il presidente Adolfo De Stefani Cosentino evidenzia inoltre che “con l’esaurimento del plafond Ecobonus, introdotto con la Legge di Bilancio 2019, per le fasce emissive di CO2 0-20 e 21-60 g/km e in mancanza di un meccanismo di travaso, risultano bloccate e quindi inutilizzate anche le risorse aggiuntive dell’Extrabonus previste dalla Legge Bilancio 2021 e rifinanziate con la recente conversione del decreto Sostegni bis, con un residuo di circa 57,4 milioni di euro”.
Il caso Stellantis, continua il pressing dei sindacati
“La questione dell’approvvigionamento dei chip non può non essere affrontata anche nelle sedi Istituzionali attraverso tavoli specifici sull’automobile e come abbiamo già richiesto, il Governo ha il dovere di assumere posizione su un problema centrale del settore automotive”. Questo l’appello in una nota a firma di Raffaele Apetino e Biagio Trapani, rispettivamente segretario generale regionale campano e segretario generale provinciale di Napoli per la Fim, in vista del nuovo stop per lo stabilimento Stellantis di Pomigliano, in programma per il secondo turno di oggi e per i due turni di venerdì a causa della carenza di semiconduttori.
“Assume una rilevanza essenziale la mancanza dei componenti elettronici vista l’imminente messa in produzione del nuovo modello Alfa Romeo “Tonale” che dovrà partire nei primi mesi del prossimo anno e che già è stata oggetto di uno slittamento, le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano aspettano da troppo tempo di uscire dal guado degli ammortizzatori sociali e per ottenere questa condizione il sito di Pomigliano deve necessariamente farsi trovare pronto a questo appuntamento”. Il tutto mentre Stellantis ha stipulato l’accordo definitivo l’acquisizione di First Investors Financial Services Group per 285 milioni di dollari.
Tesla rimanda al 2023 il lancio del Roadster
Elon Musk, numero uno di Tesla, ha annunciato via Twitter che il lancio del Tesla Roadster sarà posticipato al 2023, a causa della crisi globale dei chip. “Il 2021 continua a essere un anno di carenze super folli nelle catene di offerta, dunque non importa se abbiamo avuto 17 nuovi prodotti, visto che nessuno di questi sarà consegnato”, ha twittato il ceo del colosso di auto elettriche. Il nuovo Tesla Roadster avrebbe dovuto essere lanciato, nei progetti originali del gruppo, già lo scorso anno.
Lo chip shortage mette a rischio la smart home
La carenza dei microchip sta impattando anche sul comparto degli elettrodomestici. Il segretario nazionale della Fim Cisl Massimiliano Nobis a LaPresse, spiega che “la ripresa c’è, ma è frenata dalle difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori e componentistica. Il problema negli approvvigionamenti di microchip impatta particolarmente sulla produzione di frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici. Le due principali aziende coinvolte sono Whirlpool ed Electrolux, ma anche altre imprese subiscono parziali fermate della produzione. Il 2021 era stato previsto per il settore come un anno importante in cui le commesse avrebbero superato quelle del 2019, pre- Covid. E invece le criticità nelle forniture di componentistica, sia semiconduttori sia microchip, potrebbero impedirlo”.
Google corre ai ripari e si fa i chip in casa
La crisi dei chip sta impattando anche sulla produzione di smartphone, tablet e pc. E per questa ragione Google ha deciso di sviluppare in home i processori centrali per i suoi computer notebook e tablet. Il colosso web Usa prevede di implementare le Cpu per laptop e tablet, che girano sul sistema operativo Chrome, intorno al 2023, secondo quanto riferito da Nikkei Asia, sull’onda del successo di Apple con i
suoi chip M1 personalizzati. Aziende come Amazon, Facebook, Microsoft, Tesla, Baidu e Alibaba Group Holding stanno lavorando per costruire i propri semiconduttori per i loro servizi cloud e prodotti elettronici. Google ha inoltre annunciato che utilizzerà per la prima volta chip di processori interni nella sua prossima
serie Pixel 6. “Le nuove Cpu e i processori mobili che Google sta sviluppando si basano sui progetti di chip di Arm, la società britannica di chip controllata da Softbank la cui proprietà intellettuale è utilizzata in oltre il 90% dei dispositivi mobili del mondo”, sottolinea Nikkei Asia in un report. Il documento afferma inoltre
che Google stia assumendo ingegneri di chip in tutto il mondo, inclusi Israele, India e Taiwan.