“Se la legislatura si interrompesse prima della sua naturale scadenza, se cioè lo sblocco della crisi politica fossero le elezioni anticipate, sarebbero a rischio fondi europei della programmazione 2014-2020». Lo scrive oggi sul sito del ministero il ministro per la coesione territoriale Carlo Trigilia. “Nessun governo in carica per la sola ordinaria amministrazione potrebbe infatti portare a termine, non avendo i poteri ‘normalì di un esecutivo regolarmente in carica, la complessa e fondamentale serie di adempimenti istituzionali legati alla gestione delle risorse Ue”, spiega il ministro.
E tra i progetti a rischio attuazione senza risorse comunitarie c’è anche l‘Agenda digitale. Come spiegato da Francesco Caio nell’intervista rilasciata al Corriere delle Comunicazioni, i progetti chiave del piano – anagrafe unica, idnetità digitale e fatturazione elettronica – dovranno essere infatti finanziati con fondi strutturali europei da cofinanziare con fondi italiani, circa 30/35 miliardi per il periodo 2014-2020.
A questo proposito Agostino Ragosa aveva annunciato al nostro giornale che l’Agenzia per l’Italia digitale sta studiando insieme alle Regioni, al ministero per la Coesione Territoriale e al Mise una pianificazione “anti-spreco”.
Proprio per usare al meglio i fondi Ue, Caio ha battezzato l’ Agenda slim: poche iniziative strategiche che possono trainare tutto il sistema. “L’anagrafe unica è lo scheletro logico e la base informativa unificante che svolge due funzioni abilitanti – ha spiegato al nostro giornale mister Agenda digitale – dare certezza del dato su popolazione e residenza e funzionare come una sorta di “indice” per i servizi digitali della PA che vi si possono agganciare. Inoltre, l’anagrafe è un progetto sfidante per i rapporti tra centro e periferia nonché il primo grande esempio di un servizio in cloud, a cui i Comuni fanno riferimento per i dati, ma gestiscono in locale i servizi. Si tratta di uno schema di riferimento per impostare tutta la digitalizzazione in cloud della PA.
Il secondo progetto è l’identità digitale. “Avere una password unica per accedere ai servizi dell’amministrazione, che permetta di identificare il cittadino in maniera univoca dal sistema della PA, è la base per puntare a servizi erogati da sistemi interoperabili – ha puntualizzato Caio – Mi spiego: oggi il cittadino dialoga con “le” pubbliche amministrazioni non con “la” pubblica amministrazione, diventando lui stesso il system integrator di sistemi sviluppati a sylos. Pensiamo alla nascita di un figlio, un evento che implica il “camminare” tra diversi uffici per registrare il nascituro all’anagrafe e alla Asl, per avere il codice fiscale. Questo perché i sistemi delle PA, a oggi, non si parlano, hanno poca interoperabilità e non si scambiano dati. Ecco, l’identità digitale crea le condizioni per superare questo modo di funzionare dello Stato. Si tratta di un salto culturale importanteper le PA, che sono spinte a cooperare tra di loro, e si traduce in una forte semplificazione nella vita dei cittadini.
Infine la fatturazione elettronica, ua scelta è stata quasi “obbligata” dato che consente “al governo di rafforzare le capacità di controllo di gestione dello Stato e di mettere in campo strategie di spending review basate su dati certi e trasparenti. Il tutto aumentando il livello di servizio verso le imprese”.
Ma la crisi di governo rischia di mandare al macero anche l’Agenda nella sua versione più snella.