Il crowdfunding, il finanziamento della folla, è esploso anche in Italia. Alla sua seconda edizione, presentata a Roma in occasione del Crowdfuture, la mappa del settore conta 41 piattaforme (erano 16), di cui 27 attive e 14 in fase di lancio. Un fenomeno che segue i ritmi di sviluppo internazionali, con gli Usa a rappresentare la metà del mercato globale, e che sta modificando le modalità di ricerca delle risorse finanziarie. L’indagine coordinata da Daniela Castrataro e Ivana Pais fotografa un panorama effervescente e frammentato: tante iniziative ma tutte molto piccole, spesso su base territoriale. La maggioranza delle piattaforme sono rewarded-based, prevedono cioè un “premio”, anche se quelle pronte alla partenza sono soprattutto equity-based (cioè offrono quote di capitale), anche per effetto del recente regolamento della Consob, nonostante la difficoltà di trovare a trovare l’intermediario finanziario previsto proprio dal regolamento.
I progetti che attraverso il web hanno chiesto piccole somme alla “folla” sono 52mila, ma solo 15mila sono stati approvati e pubblicati. Quanti hanno successo? Poco più della metà quando prevedono un prestito, poco meno della metà quando chiedono una donazione, solo un quarto quando viene offerto un “premio” in varie forme . Comunque in Italia sono stati già raccolti 23 milioni, di cui 11 nell’ultimo anno. Quindi c’è un milione che ogni anno passa via web dalle tasche di piccoli investitori alle iniziative di associazioni, start up e aziende. Un’alternativa interessante alle ristrettezze del sistema bancario, ma ancora tutta da strutturare e consolidare.