Il governo di Londra, primo nella storia, ha ammesso che le autorità competenti sono al lavoro per sviluppare capacità di cyber-attacchi contro le infrastrutture inforamtiche di altri Paesi. Il ministro della Difesa Philip Hammond ha spiegato ieri che il Regno Unito “sta sviluppando uno spettro completo di strumenti informatici militari, compresi quelli utilizzabili per un attacco”. E’ la prima volta che un paese fa un’ammissione del genere.
L’annuncio, di cui riferisce l’edizione odierna del Financial Times, è stato criticato da alcuni analisti. “Questo tipo di comunicazioni aggressive potrebbero risultare controproducenti” ha dichiarato Thomas Rid, del King’s College London. Nelle intenzioni di Londra ci sarebbe, tra l’altro, la possibilità di utilizzare centinaia di esperti informatici come “riservisti” delle forze armate.
Il timore di imponenti cyber-attacchi alle infrastrutture critiche, e quindi la necessità di azioni di prevenzione per evitare il pericolo, è diffuso in molti Paesi occidentali. A manifestarlo esplicitamente sono stati mesi fa gli Usa. “Esiste la possibilità di un massiccio cyber-attacco contro le infrastrutture critiche degli Usa nei prossimi due anni” ha detto il direttore dell’Intelligence statunitense, James Clapper, durante un’udienza al Senato.
Sia pur specificando che l’eventualità è “remota”, Clapper ha aggiunto che un attacco informatico di questo tipo “porterebbe alla distruzione su vasta scala e a lungo termine dei servizi pubblici”.
A ottobre 2012 il segretario alla Difesa del governo statunitense, Leon Panetta, aveva messo in guardia contro Cina e Russia quali protagonisti di attacchi nel cyberspazio che, a suo dire, potrebbero avere effetti pericolosi quanto gli assalti terroristici dell’11 settembre 2001