La Rete al centro della discussione politica nel corso della campagna elettorale Usa. “Nel corso della convention repubblicana appena conclusa – scrive nel suo blog l’ex consigliere Agcom Nicola D’Angelo – è emersa la novità della posizione che il partito ha preso sulla libertà della rete, anche sulla base delle sollecitazioni e delle richieste avanzate da parte di gruppi di interesse ed esperti giuridici”.
Negli ultimi mesi diverse organizzazioni che si sono schierate “contro i disegni di legge anti pirateria on line (Sopa) e la protezione della proprietà intellettuale (Protect IP Act) hanno richiesto ai repubblicani e ai democratici precisi impegni programmatici”. L’effetto si è visto nel programma dei repubblicani incentrato sulla protezione delle libertà individuali anche sulla rete: rimozione di ostacoli burocratici e normativi al business tecnologico, protezione dei dati personali on line da ingerenze del governo.
Per i repubblicani, ricorda D’Angelo, il miglior modo per salvaguardare la rete è affidarla al settore privato, nel rispetto del dettato costituzionale che protegge i dati personali garantendo il diritto di controllo dell’uso di questi ultimi da parte di terzi. Questa impostazione è ostile a ogni tentativo di regolamentazione della rete affidato a organizzazioni internazionali o intergovernative, come proposto di recente da Russia e Cina, insieme ad alcuni stati arabi, che caldeggiavano un ruolo di controllo da parte delle Nazioni Unite, fortemente osteggiate da aziende come Microsoft e Google.
Inoltre la piattaforma repubblicana non ha risparmiato critiche alla Federal Communications Commission e ai tentativi di regolamentazione dell’amministrazione Obama. Per di più viene richiesta una riorganizzazione dello spettro al fine di individuare quanta porzione di questo possa essere offerto in aste pubbliche.
Grande rilievo infine al ruolo dei poli tecnologici universitari capaci di attrarre ingenti investimenti privati e perciò di vitale importanza per il mantenimento della leadership mondiale Usa nel campo delle tecnologie e delle comunicazioni. Dunque, una svolta rispetto alla politica fin qui seguita dal partito nel Congresso americano.
A questo punto D’Angelo fa due riflessioni: 1. internet in America è al centro della discussione politica; 2. anche le forze conservatrici di quel paese colgono l’importanza dei nuovi diritti nati con lo sviluppo della rete. E a casa nostra?, conclude il magistrato: conflitti di interessi e visioni diaboliche di internet. In definitiva, scrive citando Massimo Mantellini: per i nostri politici meglio il salotto di Vespa che il web.