Appena il 15%-20% delle piccole e medie imprese nazionali usa Internet per aprirsi il mercato. Lo ha detto Carlo D’Asaro Biondo, vice presidente di Google per Europa Meridionale e Orientale, Medio Oriente e Africa in un’intervista al Sole 24 Ore. “Si tratta di un business di servizi che, di qui fino al 2016, raddoppierà la dimensione in percentuale del pil, anche in paesi in crisi come Grecia e Spagna”. In Italia arriverà al 5,3% del prodotto interno, aggiunge il manager, precisando che potrebbero essere 3-400 mila nuovi posti.
“Occorre far sì che le aziende dispongano di siti capaci d’essere la loro vetrina nel mondo – dice – L’87% dei consumatori va sul web prima di effettuare un acquisto. Il beneficio di esserci mi pare chiaro”. “Il web ha un ruolo crescente nella comparazione dei prezzi e consente alle aziende di arrivare ovunque al di là delle dimensioni”, aggiunge D’Asaro Biondo secondo cui il ritardo dell’Italia è dovuto in parte al fatto che “la nostra economia resta legata al contante, forse per la componente in nero che vuole evitare la tracciabilità. Poi c’è che l’offerta è ancora ridotta, Amazon ha aperto da poco, ad esempio”.
Un caso da seguire in Italia è “il turismo – precisa il manager – da noi non c’è ancora la pratica di portare le nostre località sul web. La Grecia lo ha fatto, con successo. Qui servirebbe un’azione delle autorità locali”.