La fatturazione elettronica, di per sé, non è una novità: possiamo anzi dire che sia una pratica in crescente diffusione anche nel nostro Paese, sebbene ci siano ancora molti coni d’ombra e i numeri dell’Italia siano oggi ben lontani da quelli di altre nazioni europee.
L’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica verso la Pubblica Amministrazione Centrale (questo 6 giugno) impone una decisa accelerazione alla diffusione della pratica. Allo stesso tempo, però, tale novità richiede sia alle imprese private che agli enti pubblici un importante cambiamento culturale e tecnologico. Per poter scambiare fatture digitali con la PA occorre dotarsi di soluzioni specifiche, in grado di gestire un nuovo formato di fattura e dialogare con il Sistema di Interscambio di Sogei (Sdi), il quale si occuperà di ricevere le fatture elettroniche destinate alla PA e di instradarle verso gli uffici competenti. Non secondari sono anche i requisiti di Firma digitale e conservazione a norma.
Ma come evitare che tale necessario adeguamento venga percepito e si concretizzi solo ed esclusivamente come una sorta di passiva reazione ad un ennesimo e gravoso obbligo deciso dal legislatore?
Com’è già avvenuto in passato con altre evoluzioni normative in ambito di dematerializzazione (pensiamo alla firma digitale e alla posta elettronica certificata, ad esempio), bisogna guardare oltre l’obbligo e predisporsi ad utilizzare gli strumenti con un orizzonte più ampio.
E’ auspicabile che la nascita di un nuovo standard di fatto possa abilitare alla fatturazione elettronica anche tra le imprese, diventando uno strumento strategico per accrescere l’efficienza dell’intero sistema, facendo guadagnare competitività a chi coglierà l’occasione, riducendo i costi e migliorando la produttività interna.
Resta, però, il punto di partenza: per adeguarsi le imprese, grandi e medie, si sentono costrette a mettere mano ai propri sistemi informativi e a rivedere molti processi. Al di là di possibili diffidenze o resistenze culturali, gli ostacoli oggettivi dunque ci sono.
E’ per questo che, in InfoCert, abbiamo investito risorse e idee per offrire al mercato una soluzione che risponda flessibilmente a tutte le esigenze di adeguamento, in modo semplice e conveniente. Il risultato è una famiglia di strumenti di fatturazione elettronica verso la PA, che garantisce la velocità di esecuzione e il contenimento dei costi tipici della dematerializzazione. Le soluzioni sono pensate per coprire le esigenze delle aziende medio grandi grazie all’integrazione con i sistemi ERP, così come quelle delle piccole imprese tramite l’inserimento manuale dei dati di fattura. Per ogni componente dell’offerta ci siamo imposti di rendere potenzialmente nullo o bassissimo l’impatto iniziale sui sistemi informativi dei nostri clienti e di contenere il costo di introduzione della soluzione, il tutto utilizzando una unica piattaforma tecnologica.
Basata sulla tecnologia standard InfoCert, la soluzione, in House o in Cloud, può essere in qualsiasi momento estesa con gli strumenti LegalCloud di Document Composing, Postalizzazione, Distribuzione PEC, Scansione e Riconoscimento e Repository documentale, al fine di realizzare una gestione multicanale del ciclo attivo e passivo che unifica i processi di fatturazione classica (cartacea), con quelli di fatturazione elettronica verso qualsiasi soggetto, pubblico o privato. In ogni caso, qualunque modalità si scelga, sono garantiti tutti i requisiti obbligatori e, soprattutto, sono integrati in modo nativo i servizi di dematerializzazione a norma richiesti per lo svolgimento della procedura.
Se, nel lungo termine, l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA sarà premiante per l’intero sistema, nel breve e medio termine è soltanto scegliendo il Partner giusto che i singoli attori riusciranno a cogliere le molte opportunità che questo cambiamento porta con sé e a trasformarle in una crescita sostanziale.